Quando domenica il Presidente del Consiglio Conte annunciò le linee guida del vigente DPCM, fui contento di costatare che era previsto un maggior coinvolgimento e responsabilità in capo agli enti locali. Questo almeno i primi tre secondi, poi mi ricordai della classe politica regionale e la felicità divenne preoccupazione, guardai a quella cittadina e si trasformò subito in angoscia.
La gestione dell’emergenza sanitaria è la più grande sfida a cui sono chiamati gli enti locali. La densità abitativa che subisce in particolar modo la provincia di Napoli si può rivelare l’innesco perfetto di una bomba, che potenziata da una carente organizzazione sanitaria può segnare negativamente la storia di questo territorio per i prossimi anni.
In tale ottica le decisioni amministrative prese nelle ultime settimane ad Acerra sono un cluster di approssimazione e speranza nell’opera di San Cuono, che si possono riassumere nel paradigma “fare tutto per non fare nulla”.
È stata predisposta la riduzione degli spazi calpestabili come le ville comunali, spingendo le persone o ad occupare i fruibili rimanenti o a emigrare fuori città. Della serie “se devi prendere il virus, meglio se accede a Pomigliano o Afragola”. Alla riapertura delle scuole, nonostante la necessità di una distribuzione della platea scolastica mediante una razionalizzazione dell’utenza si è comunque deciso di destinare parte del primo circolo ristrutturato al commissariato di polizia. Qui il virus lo arrestiamo direttamente.
La brillante idea di togliere le panchine, almeno così il virus non sedendosi si stanca mentre le persone che continuavano a vedersi per strada si vedranno comunque nelle private abitazioni. Per non parlare degli assembramenti elettorali, come quello denunciato dalla consigliera Auriemma con un video sul suo profilo o nell’usare la polizia municipale come i dissennatori al confine di Azkaban, funzionali nel fare multe ma in questo momento servirebbero in città ad evitare assembramenti. Ed è un peccato adoperarli in questo modo, anche perché viene sprecata l’alta professionalità di questi ultimi dimostrata nell’aver superato un duro concorso e aver ricevuto una formazione impegnativa.
Sono consapevole che criticare è la posizione più semplice in questo periodo, non comporta alcuna responsabilità né qualche rischio imputabile, però è altrettanto vero che era difficile fare peggio di così.
La gestione della prima ondata, nonostante non abbia colpito il nostro territorio, aveva già evidenziato delle carenze nella gestione, come il ritardo nei buoni spesa, o di comunicazione alla città, come quando a quella povera ragazza del quartiere S. Anna furono addossate colpe che non aveva e gli fu aizzata (involontariamente) la folla contro. Un episodio grave ripreso addirittura dalla stampa internazionale.
Per affrontare questo momento ci vuole coraggio, serietà e l’umiltà di circondarsi di persone competenti e capaci di gestire una situazione che nulla ha di ordinario, altrimenti veramente non ci resta che pregare e sperare, ma questo sarebbe un fallimento insostenibile.