URRARO, PROBABILE MEMBRO LAICO DEL CSM?

La sua idea di CSM,

A prescindere dai laici che saranno chiamati ad integrare il plenum del rinnovato Csm dopo il 13 ottobre, sarà importante attuare la riforma dell’ordinamento giudiziario che introduce nuove norme, immediatamente precettive, in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura.

In particolare, la norma mira alla riforma dei criteri di assegnazione degli incarichi direttivi e semi-direttivi, alla revisione del numero degli incarichi semi direttivi, alla revisione dei criteri di accesso alle funzioni di legittimità, del procedimento di approvazione delle tabelle organizzative degli uffici giudicanti e al riordino della disciplina del collocamento in posizione di fuori ruolo dei magistrati ordinari, amministrativi e contabili.

La stessa riforma presenta diversi contenuti a partire dai principi e criteri direttivi per la revisione, secondo principi di trasparenza e di valorizzazione del merito, dei criteri di assegnazione degli incarichi direttivi e semi-direttivi. Il disegno di legge detta principi per lo svolgimento delle procedure comparative per l’attribuzione degli incarichi (dalla pubblicità delle stesse, al divieto per ciascun magistrato di presentare contemporaneamente più di due domande, all’ordine di definizione dei procedimenti, alle audizioni dei candidati) e interviene sulla valutazione delle attitudini e del merito dei candidati.

Rilevante sarà la valutazione di professionalità dei magistrati che contiene principi e criteri direttivi in merito:

-al funzionamento dei consigli giudiziari, nei quali è esteso il ruolo dei componenti laici ed è soprattutto consentito agli avvocati di esprimere un voto unitario sul magistrato in verifica (oggetto del recente referendum)

-ai criteri di valutazione della professionalità, tra i quali sono inseriti il rispetto dei programmi annuali di gestione dei procedimenti e l’esito degli affari nelle successive fasi del giudizio;

-alla semplificazione della procedura di valutazione in caso di esito positivo della stessa;

-al rapporto tra procedimento disciplinare e valutazione di professionalità, stabilendo che i fatti accertati in via definitiva in sede disciplinare debbano comunque essere oggetto di valutazione ai fini della progressione della carriera;

-all’istituzione del fascicolo per la valutazione del magistrato, da tenere in considerazione oltre che in sede di verifica della professionalità anche in sede di attribuzione degli incarichi direttivi e semi-direttivi;

-agli effetti sulla progressione economica e sull’attribuzione delle funzioni di reiterati giudizi non positivi.

Si tratta di temi fondamentali, che investono il nodo essenziale per ridare credibilità al C.S.M e all’intero ordine giudiziario: la necessità di recidere il legame esistente fra i consiglieri eletti dai magistrati e le cosiddette correnti. Non è solo una questione che attiene al corretto funzionamento di un organo di rilevanza costituzionale qual è il Consiglio: essa riguarda lo status stesso dei magistrati, dal momento che tale legame potrebbe condizionare la loro carriera e le valutazioni professionali e disciplinari che li riguardano, rischiando di condizionare la loro autonomia e, conseguentemente, l’indipendente esercizio della giurisdizione.

Se dunque l’obiettivo è fare in modo che il magistrato venga valutato per la qualità dei provvedimenti resi, per la sua diligenza e laboriosità, per le sue capacità organizzative, e non per le sue appartenenze o per il grado di affidabilità rispetto a determinati circuiti di potere, è opportuno ridurre le occasioni e gli ambiti di potenziale intervento delle correnti o di qualsivoglia altro soggetto o compagine esterna al C.S.M., perché la questione investe ogni circuito di potere, o ideologico, capace di condizionarne il funzionamento.

E’un dato di fatto, confermato dalle recenti vicende giudiziarie, che le correnti hanno subito, in questi anni, una lenta ma inesorabile mutazione. La vicenda Palamara rappresenta la plastica rappresentazione di una così avvilente condizione, anche se non la esaurisce. Se questa è la cornice storica e fattuale, appare prioritario, attuare al meglio i principi della riforma Cartabia che rappresenta un buon punto di partenza, non esaustivo, per un rinnovamento. Alcuni spunti li avevamo proposti con i quesiti referendari posti alla consultazione che non ha raggiunto il quorum ma su cui è necessaria una ulteriore riflessione.

Autore dell'articolo: Redazione Multimediale

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