La cantilena di queste ore secondo cui il Reddito di Cittadinanza abbia “dopato” il voto al SUD regalando un’ampia maggioranza al MoVimento 5 Stelle, facendogli vincere tanti collegi uninominali, non solo è offensiva (altrimenti potremmo affermare che il NORD si è fatto comprare con la Flat-Tax), ma quanto più lontana dalla realtà.
La verità è che si è trattato di un mix tra errori delle controparti e scelte azzeccate dei 5Stelle. Partendo dagli errori delle controparti, basta prendere i nomi dei candidati per capire come gli elettori non abbiano avvertito la vicinanza territoriale, infatti nella sola circoscrizione Campania 1 troviamo dal Piemonte Laura Castelli (IC) e Emma Bonino (+EU), dalla Lombardia Silvio Berlusconi (FI) e Mariastella Gelmini (IV), dal Lazio Antonio Tajani (FI), Filippo Sensi (IV) e Ilaria Cucchi (V/SI), dal Friuli Venezia Giulia Ettore Rosato (IV), dall’Emilia Romagna Dario Franceschini (PD) e Anna Maria Bernini (FI) e dalla Toscana Marcello Pera (FdI) e Matteo Renzi (IV).Inoltre se si passa mesi ad etichettare i residenti del territorio come “parassiti”, “fannulloni” o “sottosviluppati” difficilmente uno passa all’autolesionismo. A questo va aggiunta un offerta politica che ha parlato esclusivamente al settentrione d’Italia, o peggio ferma a scemenze fintamente ideologiche come Peppa-Pig o la Pausini che non canta “Bella Ciao”, mentre arrivavano bollette salate alle famiglie, ci si continua ad ammalare con una sanità colabrodo e la criminalità organizzata continua nel silenzio a farsi strada.
Il successo dei 5Stelle invece sta, oltre nell’aver offerto una prospettiva di paese unitario che non lasciasse in meridione a fare da spettatore, nell’aver candidato persone del territorio conosciute e riconosciute nel valore. Infatti se 4 anni fa col vento che spingeva potevano candidare anche personaggi improbabili (cosa che è successa sotto l’egida dei dimaiani) e venir comunque eletti, quest’anno si è attinto a piene mani dal territorio candidando 5 persone che hanno avuto esperienza da consigliere comunale o amministratore locale ( Carmela Auriemma, Alessandro Caramiello, Pasquale Penza, Luigi Nave e Antonio Caso), attivisti storici (come Dario Carotenuto o Orfeo Mazzella) e si è ripresentato i pochi parlamentari ed ex ministri che non hanno fatto un suicidio politico andando con Di Maio. C’è stata quindi una identificazione e credibilità nella proposta che ha spinto anche tanti ex militanti delusi ad attivarsi.Inoltre, se uno guarda alla presenza territoriale-istituzionale dei 5Stelle sui territori, sono in maggioranza in molte amministrazioni e/o saldamente all’opposizione in altrettante.
Quindi banalizzare il tutto parlando di Reddito di Cittadinanza è mettere la testa sotto la sabbia, è continuare quell’autodiscriminazione che non fa altro che alimentare una propaganda leghista in salsa anni ‘90 che produce scollamento, rabbia sociale e delusione.
Michele Paolella