Le nostre particolarità spesso e volentieri ci accomunano a tal punto da riconoscerci in qualsiasi posto del globo,senza neanche avere il bisogno di comunicare verbalmente,il che vuol dire che siamo parte attiva di un contesto sociale ancorato ad una forte identità culturale che ci rende unici ed inimitabili.
Quando per caso un qualsiasi individuo sente parlare di un certo Pulcinella,la mente elabora immediatamente l’immagine di una figura leggendaria che osserva quello che è il meraviglioso golfo di Napoli sotto all’unico vulcano al mondo diventato amico di un popolo.
Senza alludere a strane interpretazioni è ormai palese il fatto che Pulcinella, la tipica maschera dalle mille personalità, sia considerata uno tra i tanti simboli di una città che non conosce limiti nel quantificare le innumerevoli bellezze che possiede.
Che Napoli si abbia autoattribuito a tutti gli effetti la paternità del notissimo emblema della comicità è risaputo,ma nessuno può negare,per quanto affidabili siano le informazioni sulle sue origini,la natalità avvenuta in quello che una volta era l’epicentro della Campania Felix.
Del resto non potremmo neanche permetterci di considerarci gli effettivi proprietari della figura di Pulcinella, perché egli appartiene a tutti e a nessuno con la speranza che in un futuro prossimo possa esser riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio universale.
Le origini della nota maschera sono tutt’altro che chiare e le versioni non mancano.
La più plausibile è che Pulcinella abbia avuto i natali ad Acerra grazie a Silvio Fiorillo, ispirato dal contadino Puccio D’Aniello.
Molti sostengono che si tratti della versione moderna di Maccus, uno dei protagonisti delle Fabulæ Atellanæ, commedie romane databili intorno al IV sec a.C.
Una cosa è certa: Pulcinella è figlio di questa terra.
È anche un simbolo della nostra terra perché con la sua imprevedibile personalità riesce a rappresentare con simpatia e passione le nostre peculiarità con tutte le diversità che ci caratterizzano.
Questo possiamo dedurlo dal ruolo che svolge nelle commedie moderne ed è consuetudine identificarsi nelle sue azioni.
La sua scaltrezza, la sua irrefrenabilità, la sua ironia e il suo amore per questa terra, sono solo alcune tra le tante particolarità che lo caratterizzano.
Se diversi secoli fa la parola “Pulcinella” veniva utilizzata, come testimoniano alcune poesie, per indicare un individuo considerato cialtrone,nullafacente e mascalzone,oggi si tratta di un simbolo universale,che più di ogni altro elemento esistente,rappresenta al meglio i pregi e i difetti che incarnano le persone di questa terra.
La sua fama non conosce confini, anche all’estero è un personaggio noto, che pur perdendone qualche caratteristica, porta nel mondo quella che noi chiamiamo “napoletanità”.
In Francia è riconosciuto come Polichinelle, in Inghilterra Punch, in Turchia Karagoz, in Spagna don Cristobal, in Germania Kaspar e in Russia Petruska, niente male per uno che per gustare un buon piatto di pasta, sarebbe disposto ad impiegare tutte le forze a propria disposizione.
Ad Acerra l’unico atto di riconoscenza che possiamo mostrare per esser grati alla figura di Pulcinella è un museo ideato nel 1985 da Eustachio Paolicelli, che ha riaperto in occasione del Pulcinella Film Festival dopo aver chiuso a causa della riqualificazione che ha coinvolto il castello baronale e le piazze circostanti.
Egli stesso affermò che senti l’urgenza di render concrete le affermazioni di tutti coloro che pronunciarono Acerra come patria naturale di Pulcinella.
Acerra, un paese in crisi non solo dal punto di vista politico, economico e sociale, ancora soffre la mancata valorizzazione di tutto il patrimonio culturale che possiede e Pulcinella non è un’eccezione.
Se tutto ciò che rappresenta questa terra viene valorizzato in luoghi dove esistono riferimenti culturali ben diversi dal nostro,vuol dire che non vogliamo del bene alla bellezza che ci è stata offerta da chi ci ha preceduto e finché non inizieremo a notare che le nostre meraviglie sono ricercate nel mondo,saremo destinati ad accontentarci di guardare le mura di una città che offre poco,forse niente.
Christian Gargiulo