Calato il sipario sulle elezioni, è doverosa l’analisi, rigorosa, del loro esito. Domenica, ad Acerra, hanno votato 21806 elettori, pari al 48,61 %, un’affluenza bassissima per le elezioni politiche. Se le condizioni meteorologiche hanno rappresentato un ostacolo alla partecipazione, sarebbe assolutamente un errore non intravedere come una parte dell’elettorato abbia scelto l’astensione.
In effetti, a Pomigliano d‘Arco, dove si sono registrate condizioni peggiori e allagamenti di diverse strade, l’affluenza è stata di oltre il 55 %. Allo stato è difficile stabilire con certezza quali forze politiche hanno pagato l’astensionismo e soprattutto in che misura. È solo ragionevole ritenere, alla luce del risultato, che una parte dell’elettorato si sia sentita più motivata e mobilitata a votare. Cercare di comprendere le ragioni che spingono tanti cittadini a non vedere nel voto il principale mezzo per affrontare i problemi è compito della politica. Gravitiamo in una liturgica ovvietà.Alla Camera dei deputati, il Movimento 5 Stelle, come è avvenuto nel 2018, raccoglie un enorme consenso, con 11558 voti, pari al 57,97 % e la candidata, risultata poi eletta Carmela Auriemma, 12353 voti pari al 58,65 %. Al Senato, i voti sono più contenuti, per ovvie ragioni “locali”, ma pur sempre superiori al 50%, sia per la lista che il candidato, Raffaele De Rosa.
Siamo quindi di fronte ad un voto fortemente politico e “territoriale”, come dimostrano i coerenti esiti registrati nella provincia di Napoli e più in generale nel Mezzogiorno. È evidente e dimostrato che esista una relazione tra questi consensi e il Reddito di Cittadinanza, una misura che ha obiettivamente provato a rispondere ai gravissimi problemi della marginalità e del disagio sociale.Per quanto non tocchi il valore politico di questo successo, è giusto riferire che rispetto al 2018 il Movimento 5 Stelle ad Acerra perda in percentuale e in termini assoluti. Infatti, l’ormai vituperato Luigi Di Maio ottenne 18309 voti, pari al 65,39 %, mentre la lista 16823 voti, pari al 64,69 %.
Per le altre liste e altri candidati si deve registrare la sostanziale omogeneità del risultato elettorale di Acerra con gli altri comuni del collegio e della provincia, con andamenti sovrapponibili.Questi dati indubbiamente confermano che ad Acerra le dinamiche elettorali che si sono sviluppate in altre competizioni elettorali, soprattutto le amministrative di giugno, e le politiche abbiano una natura e caratteri totalmente diversi. Alle politiche si scorge una forte libertà di espressione democratica. È evidente che questa affermazione, con la quale sono d’accordo, comporta la necessità per le istituzioni di individuare le cause che limitano o condizionano la libertà dei cittadini e rimuoverle con l’efficacia richiesta.A proposito di queste ultime considerazioni, durante la campagna elettorale si è molto discusso del ruolo dei alcuni “grandi” elettori.
Con la forza inoppugnabile dei numeri possiamo affermare che questo ruolo sia stato irrilevante. È giusto, per chi ha volontà e interesse politico, chiedersi e individuare i motivi e le cause. Per il momento ci dobbiamo accontentare di questa lettura dei dati. Il Partito Democratico prende ad Acerra, sostanzialmente, la stessa percentuale di altri comuni del territorio, risultando insignificante l’apporto di personalità politiche che, solo poche settimane fa, avevano raccolto migliaia di voti determinanti alle comunali. Questo scarso peso si registra plasticamente anche per tutta l’opposizione consiliare, la quale compatta aveva manifestato il proprio orientamento elettorale con una incidenza reale, facilmente misurabile tra Senato e Camera dei Deputati, non superiore allo 0,25 %.
Insomma, il risultato elettorale ad Acerra offre spunti di riflessione molto interessanti ed impegnativi.La politica, per tutti, non finisce il 25 settembre 2022.
Pasquale Marangio