Quando all’inizio del 2012 fui nominato parroco nella chiesa di San Carlo Borromeo, confesso, non sapevo dove fosse geograficamente locata. Ma, con il tempo, ho imparato a conoscere ed apprezzare il suo territorio e le sue realtà.
Se Acerra è un territorio a profonda vocazione agricola, a maggior ragione, le frazioni periferiche di Gaudello e Pezzalunga rispondono a questa “chiamata”. Immensi campi coltivati circondano le due frazioni, la cui abitabilità si limita, quasi esclusivamente, alle due strade principali che le attraversano (quella provinciale che attraversa il Gaudello e la comunale Via Pezzalunga per l’omonima frazione).
Avendo sempre svolto servizio presso parrocchie grandi come la San Giuseppe, la San Felice martire, la Cattedrale in Acerra e San Nicola Magno in Santa Maria a Vico, fu per me una grande sorpresa riscontrare in questa nuova realtà l’assoluta mancanza di una piazza o, quanto meno, di luoghi di ritrovo dove poter contattare ed incontrare giovani.
Con gli anni, oramai quasi sette, ho incontrato e conosciuto, grazie al mio ministero, praticamente tutta la cittadinanza di queste due frazioni. Persone semplici e umili che continuano a portare avanti i valori e le tradizioni di un tempo che ormai sembra passato, che spesso, però, si scontrano con un isolamento che assume tratti grotteschi.
Nonostante, infatti, la buona volontà di tanti cittadini attivi per il loro recupero, le frazioni della periferia acerrana versano sostanzialmente in uno stato di totale abbandono.
La comunità locale, da tempo ormai, lamenta la mancata manutenzione ed igiene del territorio. Spesso questi territori rappresentano lo “sfregio” che i delinquenti compiono nei confronti della nostra amata terra: lo sversamento senza controllo di rifiuti, abbandonati sotto i ponti autostradali, a ridosso del centro abitato, ed i canali, intasati di rifiuti solidi, che costeggiano i campi, sono lo specchio delle condizioni in cui queste frazioni versano.
Ed i cittadini hanno, fin troppo spesso, la percezione di essere considerati inferiori, di serie B, oltre che presi in giro da alcune situazioni. Come quando, in piena campagna elettorale, la frazione era letteralmente sommersa dai rifiuti e, dopo sollecitazione collettiva, le istituzioni locali installarono telecamere per video-sorvegliare il luogo divenuto ricettacolo di spazzatura: ebbene, dopo soli tre giorni dall’attivazione, le telecamere furono delocalizzate.
Cresce, pertanto, lo sconforto e la frustrazione di una comunità che si sente derisa e sfruttata solo come bacino di voti.
La comunità si sente abbandonata.
Ovunque si evince carenza o assenza di interventi di manutenzione: spesso le strade periferiche sono sprovviste di illuminazione e reti fognarie ed i canali per lo scolo delle acque piovane sono intasati; anche la segnaletica stradale risulta carente ed inevasa è la costruzione di dossi, quantomeno in prossimità della chiesa e della scuola, al fine di rallentare le autovetture che spesso sfrecciano su quella strada.
Inoltre, non esistono luoghi ricreativi e di incontro, quali una piazza, delle giostre o una struttura sportiva (se non una all’entrata del Gaudello, comunque decisamente distante dal resto della cittadinanza).
Neppure le forze dell’ordine perlustrano, con la dovuta accuratezza, questi territori, spesso vittime di rapine in casa, dovute proprio al loro essere isolate.
Questi cittadini si sentono abbandonati e defraudati dei loro diritti più elementari: si sentono tagliati fuori, anche fisicamente. Di fatto, non hanno alcun rapporto con il centro cittadino di Acerra, considerato che, allo stato attuale, non è dato sapere se e quando gli autobus di linea decidono di prestare il loro pubblico servizio.
L’appello dell’intera comunità, di cui mi faccio portavoce, viene rivolto alle istituzioni comunali: “Speriamo di essere ascoltati e tutelati sempre, non solo in periodo pre-elettorale. Anche noi siamo cittadini di Acerra e non meritiamo di essere trattati come “realtà inferiore”, semplicemente perché periferica. La speranza è che si possa cominciare a costruire una città in cui tutti i suoi cittadini vedano riconosciuti gli stessi diritti e la stessa dignità”. È un grido di dolore questo, un grido di solitudine a cui si spera non si resti indifferenti, che venga Natale anche per questa zona, che anche queste periferie siano illuminate. Che non veniamo trattati come periferia delle periferie, abbandonati a noi stessi.
Stefano Maisto
Parroco San Carlo Borromeo-Pezzalunga