La Doria chiude e non si comprende la motivazione

Sembrano lontane le promesse degli anni ’80 che vedevano Acerra come un nuovo polo lavorativo e imprenditoriale del meridione capace, anche grazie alla sua posizione strategica, di segnare una rinascita e crescita dell’area. Oggi il territorio Acerrano è colpito da una grave crisi economica e lavorativa che ha portato la disoccupazione al 27%, di cui il 61,6% giovanile (ISTAT).  Parliamo di circa 12mila Acerrani che oggi sono esclusi dal mercato del lavoro.

Le cause di questa crisi possono essere analizzate in varie porzioni, dalla globalizzazione del mercato alla perdita dell’identità economica locale della città, ma ciò non giustifica gli errori politici che hanno segnato Acerra. Oggi se si transita per la zona ASI, si assiste a una desertificazione aziendale senza precedenti, tranne che per le aziende di gestione dei rifiuti, in primis l’inceneritore, che vivono un periodo florido trasformando lentamente l’agglomerato da polo industriale a polo della monnezza.

A questa rapida desertificazione si potrebbe aggiungere presto anche “La Doria”, la cui chiusura si profilerebbe come vero e proprio giallo. Infatti, l’azienda che impiega sessantasette dipendenti e una trentina dell’indotto, ad oggi non presenta problemi di commesse ne c’è cassa integrazione, l’unica ragione che oggi sembra spingerla fuori Acerra è quella di natura profittuale.

La politica regionale aveva proposto all’azienda nuovi terreni e di finanziamenti per la realizzazione di uno stabilimento più grande e moderno, in grado di abbassare i costi di produzione. Forme di supporto, tese a garantire la permanenza dell’azienda sul nostro territorio a cui i vertici però sono rimasti indifferenti e fermi nella loro decisione assunta.

Quello che sta avvenendo ai lavoratori de “La Doria” è sintomatico di anni di politiche economiche che hanno portato Acerra da Campania Felix ed avanguardia nella filiera agroalimentare corta a diventare un deserto di disoccupazione, monnezza e diossina.

Quell’azienda rappresenta per la città un patrimonio storico oltre l’immaginabile che ha permesso alla medesima di crescere; ricordo mio nonno quando mi parlava delle carrette piene di pomodori dirette verso quell’azienda che rappresentava per la filiera agricola un orgoglio da difendere. Il pensare che i prodotti di Acerra potessero andare sulle tavole di tanti italiani ci spingeva a dare di più, a mettere amore in ciò che si faceva.

Se si arriverà alla delocalizzazione verso nord di quest’azienda, con l’inerzia della politica locale e regionale, non solo sarà l’ennesimo schiaffo alla città ma si decreterà ancor più la morte della filiera agroalimentare da cui dovremmo oggi ripartire.

Michele Paolella

 

Autore dell'articolo: Michele Paolella

Michele Paolella è un giornalista, scrittore e blogger napoletano nato a Maddaloni (CE) nel 1994. Iscritto alla facoltà di Giurisprudenza alla Parthenope di Napoli dopo aver conseguito la maturità classica all'Alfonso Maria de'Liguori. Da aprile 2018 è Direttore Editoriale de Il Pappecio - l'Osservatore Acerrano.

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