Che persona perbene. Un lavoratore che non si stancava mai. Pasquale Balascio aveva una rinomata lavanderia in via Trieste e Trento, lavorava dalle prime luci dell’alba fino a tarda ora. Sovente in questi racconti di personaggi del passato richiamo all’appello quelli della mia generazione che hanno avuto prima il piacere e poi l’onore di conoscerli. Zì Pascale, confidenzialmente tutti lo chiamavano così, nasce il 4 aprile del 1931, da papà Agostino e da mamma Antonietta Miele. Il Suo cammino verso la vita viene frenato da un dolore in modo tragico la notte tra il 30 e 31 gennaio del 1959, quando morirono il papà, la mamma e la sorella Giuseppina in una fatalità che sconvolse tutta la comunità Acerrana. Dormivano in lavanderia e per un guasto alla macchina asciugatrice, morirono nel sonno.
L ‘assenza e la scarsità di ossigeno impedirono una respirazione normale.
Zì Pascale all’epoca della tragedia aveva 28 anni. Questo episodio lo segnò molto. Onesto, probo, sotto l’aspetto sociale e morale, amato da tutti e disponibile con tutti. Tifoso dei colori granata e, sovente, la Sua lavanderia diventava punto di incontro per piacevoli conversazioni. Aveva una forza esagerata, specialmente nelle strette di mano per il saluto. Questa cosa la ricordo con divertente modo, una volta che avevi stretto la mano a zì Pascale si stava tre giorni con l’immobilità della mano stessa e si evitata di stringerla quando ci si incontrava di nuovo, lasciando come semplice saluto un buongiorno o una buonasera. Era ricco di sentimenti, profondo nel Suo essere e leale persona di cui fidarsi.
Muore il giorno 11 maggio del 1986.
Il Marchese.