Ebbi l’onore, ma sopraditutto il piacere di presenziare come fine dicitore, alla presentazione del libro di Tommaso Esposito presso la sala dei Conti al Castello Baronale il giorno 9 marzo. Fu una serata eccelsa e di rara bellezza, intensa, ricca, coinvolgente, tantissime persone e mi son divertito tantissimo, concedandomi dalla serata ancor più ricco nel sapere. Erano presenti all’evento S.E. mons. Di Donna (straordinario il Suo intervento), la dott.ssa Giusy Fatigati presidente Centro culturale “Acerra nostra”, il maestro Peppe Renella che fu mediatore tra una ricetta e l’altra con brani musicali, il cuoco contadino Pietro Parisi, le allieve del progetto alternanza scuola – lavoro del liceo polispecialistico Alfonso Dè Liguori, il tutto coordinato dal dott. Antonio Pintauro direttore de LA ROCCIA. Viaggiai tutta la serata, attraverso i miei ricordi d’infanzia. Una volta si avevano a disposizione molti meno alimenti, perché tutto era legato al territorio, alle stagioni, ai tempi della natura, il progresso ha invece consentito un aumento di varietà di cibo a dismisura. Ricordo mia nonna, mia madre in cucina che pulivano le verdure, facevano spesso la pasta, il pane in casa. Oggi c’è la ripetitività dei piatti veloci da preparare ed un aumento esponenziale del consumo veloce di carni e di zuccheri semplici. La cucina di una volta in una sola serata. Il mangiare SCAMMARO, il nutrirsi povero. Le merende in casa, quelle di una volta, erano fatte di pane e pomodori, uovo sbattuto, pane e olio. Il libro di Tommaso è una sana “dispensa” di “tentazioni” del passato ed, il lato positivo, è questo: essere più poveri aiuta. Assolutamente questo libro deve essere presente nelle cucine degli Acerrani e non. Questo è quanto e…chapeau caro Tommaso. Chest’è…!!!
di Vincenzo M. Pulcrano