Da quando ne ho memoria la mia città, Acerra, si è sobbarcata il peso della cattiva gestione del ciclo dei rifiuti che storicamente ha contraddistinto la regione Campania. Un’emergenza che prima è stata affrontata con l’apertura del mega-inceneritore al Pantano, con quella ferita democratica il 29 agosto del 2004, e che negli anni ha stravolto il volto di un territorio comportando un aggravio ambientale ed economico di cui oggi ne viviamo le conseguenze.
In questo quadro, le parole del governatore De Luca di un ulteriore ampliamento dell’impianto con la costruzione di una quarta linea suonano come l’ennesima tegola su una città martoriata. E non ne faccio un discorso ideologico.
Infatti, se non bastassero i bollettini forniti dall’ARPAC sugli sforamenti delle polveri sottili (che necessitano di uno studio come da anni viene richiesto e in questo penso alle battaglie dell’avv. Auriemma), c’è dal 2014 una relazione di 46 pagine firmata dall’ingegner Caprioli dove sono riportate tutte le problematiche tecniche di quell’impianto oltre al dato incontrovertibile che già adesso quell’unico inceneritore brucia come i restanti 11 distribuiti nel centro-sud Italia.
Inoltre se analizziamo l’aumento dell’incidenza tumorale nella mia comunità, campanelli d’allarme su un emergenza sanitaria esistente suonano, e distintamente.
Quest’ennesima sortita, dopo le imbarazzanti considerazioni sulla situazione ambientale fatte dinanzi al presidente Mattarella e che fecero sobbalzare il vescovo Di Donna e che si accompagnano alla “gita” di Calenda all’impianto, marcano ancor più una distanza siderale tra politica e cittadinanza.
In questo se guardo alle imminenti amministrative il quadro diventa più sconcertante con le due maggiori coalizioni dentro cui la prima si professa un “ecologia diffusa” e la contrarietà all’ingrandimento nonostante la diretta emanazione del PD regionale, mentre l’altra rappresenta la compagine elettorale della consigliera deluchiana di maggioranza Lettieri. Prospettive non proprio incoraggianti!