A una settimana circa dalla presentazione delle liste elettorali quello che salta subito all’occhio è l’assenza, o la sistematica diluizione, delle forze politiche di opposizione nelle due maggiori compagini che si sono presentate alla guida della città. Infatti, se il candidato di centrodestra è apparso come una soluzione di ripiego che porrà prettamente una questione di bandiera, per gli altri due candidati alla carica di sindaco troviamo da un lato un volto per un sistema politico decennale, D’Errico, dall’altro il principale esponente di un progetto che dal 2004 riproponeva l’equazione Piatto-Lettieri. In tutto questo che fine ha fatto l’opposizione?
Questa consiliatura passerà, a modo suo, negli annali per essere stata per le opposizioni tra le più efficaci sotto il profilo tecnico-amministrativo ma contemporaneamente la più fallimentare sotto quello politico.
Non era facile incidere contro un carrozzone che l’ultima volta era riuscito a far eleggere 18 consiglieri di maggioranza, una forza schiacciante che come denunciato (almeno fino a un paio di mesi fa) dalle due maggiori esponenti vedeva anche il presidente del consiglio comunale Piatto ricoprire il ruolo di giocatore e non di garante di quell’aula. Se questo non bastasse, le dinamiche del 2017 e le trasformazioni politiche di quest’ultimo lustro pareva favorire lo strapotere della maggioranza; infatti se da un lato il PD si è trovato a guidare una coalizione eterogenea e senza una visione comune che subito si è disgregata così come per un ridimensionamento anche strutturale come l’abbandono della storica sede di piazza Castello, il M5S aveva il compito di costruirsi e ritagliarsi uno spazio mentre da Roma passavano dall’apoteosi del 2018 all’harakiri e nel contempo le dinamiche e le divisioni interne locali ponevano un clima bellico costante che ha gravato su ogni programmazione.
Nonostante premesse non promettenti le attività della Montesarchio, e in particolar modo dell’Auriemma, hanno superato le aspettative con quest’ultima che si è sobbarcata anche questioni che sovrastano le “semplici” competenze consiliari. Circostanze che rendono ancor più eclatante e fallimentare la mancata sintesi di un progetto che dall’opposizione si potesse proporre alla guida della città. In questo l’esemplificazione di tutti gli errori di organizzazione è certamente rappresentata dal tavolo di “Madre Terra”.
Come capita da anni prima dell’avvento di un’elezione, si è ripetuta l’ennesima ubriacatura mediatica senza tener conto del quadro e del contesto cittadino spingendo artificialmente personaggi e propositi dell’ultimo istante. Un tavolo che aveva riunito il PD, il M5S, AZIONE, i VERDI, Madre Terra ed altre compagini cittadine si è rivelato un percorso fatto di attendismo, veti e della mancata convinzione degli stessi partecipanti, così al grido di “Alternativi e Popolari” Madre Terra si è diluita nei Verdi e insieme ad Azione si è imbarcata con Lettieri-D’Errico mentre il PD e il M5S hanno abbracciato Piatto.
In questo è stato interessante anche vedere il balletto degli altri esponenti di “opposizione”, infatti, dopo poche settimane all’opposizione, la consigliera Rossella Bruno, è ritornata a casa e si trova oggi candidata con la sua ex maggioranza tirandosi dietro in AZIONE il consigliere Domenico Zito che, dopo essere stato eletto in coalizione con la Montesarchio e aver creato un sodalizio con la consigliera Auriemma, ha voluto provare questa “nuova” esperienza. Stesso cammino all’indietro è stato percorso dal consigliere Giulio Stompanato che dopo aver abbandonato la maggioranza denunciando “in questi 18 mesi ho assistito alla lottizzazione dell’ente comunale, l’unico impegno serio che ho notato è stato nella spartizione di tutto, anche delle briciole” ha nuovamente preso “la giusta direzione” con gli stessi compagni, stavolta in “Acerra al Centro”. In direzione Piatto hanno invece preso la strada, oltre ad Auriemma e Montesarchio, i consiglieri Catapane, Di Balsamo e, dopo tante valutazioni, l’ex consigliere De Maria, oltre che del fedelissimo Maietta.
Convergenze che hanno sollevato perplessità e delusioni, non solo alla luce di una storia politica, di contraddizioni e di lotte verbali che parrebbero accantonate sotto il refrain del “volemose tutti bene per il benessere della città”, ma soprattutto per la mancanza di un alternativa reale a un modo decennale di vedere la cosa pubblica.
L’esito di tale fallimento dovrebbe inevitabilmente spingere a una riflessione i vari attori cittadini, perché se la morte della politica acerrana è il più grande successo del modus Lettieri-Piatto, con la trasformazione della partecipazione in mero meccanismo di consenso, parallelamente è stato accentuato da un arroccamento personalistico e fintamente ideologico che trasforma tanti bei e giusti propositi in mero esercizio retorico. Il bivio che ora si pone dinanzi sta: tra l’accettazione di questo stato di cose o la maturazione e la presa di coscienza che una metodologia superata dal tempo debba essere rivista per rimettere la città e la Politica al centro. Solo il tempo darà la risposta.
Michele Paolella