Il “CineDivano del Marchese”

Siamo nel 1945,

viene liberato il lager di Auschwitz; in Italia si estende il diritto al voto alle donne; Milano e Torino vengono liberate dall’occupazione nazifascista; i Sovietici conquistano Berlino; nasce l’ONU; viene sganciata l’atomica su Hiroshima; Orwell pubblica “La Fattoria degli Animali”; termina la Seconda Guerra Mondiale; viene istituito l’Unesco; inizia il processo di Norimberga ed esattamente il 25 marzo  debutta “Napoli Milionaria” dell’indimenticato, eccelso, puro, unico, istrionico, storico, inimitabile, irraggiungibile, geniale EDUARDO DE FILIPPO!

Mai come in queste ore potrebbe esser più adatto citarvi questo capolavoro.

Eduardo scrive in tre giorni la commedia, quando i tedeschi occupano ancora il Nord Italia.

Il debutto vi fu al San Carlo per una matinèe a beneficio dei bambini poveri.

Quando il sipario si chiuse sulla celebre frase finale, dopo qualche minuto di silenzio, il sipario venne travolto da applausi e lacrime.

Qualche giorno dopo il testo va in scena a Roma, alla fine del primo atto Eduardo si presenta in proscenio per parlare al suo pubblico e dirà: “L’Atto che avete ascoltato è ancora legato al nostro vecchio teatro, quelli che seguiranno rappresentano i nuovi propositi d’arte”.

Inizia così il teatro civile di Eduardo.

Il primo atto è caratterizzato dalla solita sottilissima ironia della penna di Eduardo: le litigate per il cibo con il figlio Amedeo, il monologo sulla spiegazione della borsa nera, l’indimenticabile scena del morto, per evitare il controllo del materasso pieno zeppo di cibo da contrabbandare.

Tutto questo negli atti successivi termina, non c’è ironia nel tempo a seguire!

C’è un uomo vecchio, stanco, incompreso soprattutto … che torna da una guerra, non voluta, senza riconoscere più né la sua casa né la sua famiglia.

In questo scritto possiamo trovare tutto ciò che proviamo noi in questi giorni:

stiamo combattendo una guerra, di certo non ad armi pari, siamo impauriti, non riconosciamo le nostre città, abbiamo paura del maledetto sciacallaggio, e proprio come il personaggio di Eduardo ancora non ci siamo resi conto di come affrontare questa situazione né si vede ancora la fine.

Ad un certo punto però lui ci arriva: riprende il potere in casa, si comporta da buon padre di famiglia, forse come non era mai riuscito a fare. Prende le redini della situazione in mano e mette sulla retta via moglie, figlia, figlio ed amico fidato.

L’edizione televisiva che mi ha fatto innamorare di questo gioiello è quella del 1962.

Vi partecipano Regina Bianchi (Amalia), Antonio Casagrande (Errico “Settebellezze”) Pietro ed Ettore Carloni (rispettivamente nel ruolo di brigadiere e di Peppe “’o cricco”).

Pietro, cognato di Eduardo poiché marito dell’amatissima sorella Titina.

Durante la scena finale assistiamo ad un padre che paragona la figlia malata alla condizione che vive il suo Paese.

È in quel letto, sola, ferita, abbandonata da una madre che non ha saputo farla la madre.

L’eleganza di questa scena è che la figlia non ci verrà mai mostrata, la nottata non sappiamo sé e come passa, ma come tutto, passa!

Rimasta a lungo nel repertorio della compagnia, la commedia è la prima opera di Eduardo pubblicata nella collezione Einaudi di teatro contemporaneo (1950).

Nel 1977 la elabora in opera lirica.

Napoli Milionaria è la commedia di Eduardo più tradotta al mondo.

Ergo la frase celebre “Adda passà ‘a nuttata” ogni più che mai, vale anche in Cina!

Resta a casa, e goditi questa commedia! #iorestoacasa #addapassaanuttata

Vincenzo M. Pulcrano

Autore dell'articolo: Vincenzo M. Pulcrano

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