Come spesso accade in prossimità delle elezioni, sono stati tanti, i politici, qualcuno in particolare, che dal pulpito” si sono espressi sugli interventi da fare sul territorio locale, soprattutto in merito al comparto agricolo cittadino, ma una volta “passato il santo” delle elezioni ed in ossequio al vecchio detto “scopo raggiunto e posizione assicurata”, le uniche discussione apertesi in città e che tengono vivo il dibattito politico riguardano, sempre per qualcuno, l’eventuale ricollocamento politico e posizioni da assumere nei confronti dei nuovi soggetti della politica nazionale.
Incombono le elezioni europee e nel 2020 le regionali, poco importa se si trascurano le cose da realizzare per la città ed al suo tessuto sociale ed economico, in particolare agli interessi, sempre più dimenticati degli agricoltori locali. È legittimo per un soggetto politico avere lungimiranza ed ambizione e quindi voglia di ricollocarsi in uno scenario politico rivoluzionato, peraltro dalle ultime elezioni nazionali. È ancora più lungimirante e giustificato quando per “grazia o per disgrazia” si diventa monade politico. Tuttavia, buon senso vuole che tutti gli interessi della comunità costituiscano sempre l’obiettivo principale della sua azione di governo, senza trascurarne alcuno.
Purtroppo non sempre è così, può capitare una volta, due volte che ti dimentichi, ma quando si persevera si può legittimamente dedurre che quell’interesse non interessa, non importa, non è strategico per la città e può aspettare. Bene, queste umili ed ingenue riflessioni in premessa scaturiscono dalla lettura interpretativa dell’ultimo bilancio di previsione comunale, documento contabile e programmatico la cui composizione individua i settori di intervento economico e non solo, di come si intende intervenire in un prossimo futuro in ambito locale per il rilancio socio-economico e culturale di un territorio.
È proprio l’ultimo bilancio comunale di questa amministrazione a deludere un intero comparto, quello agricolo, quello che produce sostentamento, quello che colloca tanti lavoratori,quello rappresentato da persone delle facce rugate, di quelli che semimano in terra e ripongono tante speranze in cielo. Una comunità è viva quando è partecipata da tante realtà sociali ed economiche, ma ad Acerra manca una, quella degli agricoltori.
Ad Acerra gli agricoltori sono invisibili, e solo fantasia vederli alla guida dei trattori che girano per il territorio, è solo fantasia il degrado della viabilità di campagna, è solo fantasia l’abbandono della terra, è solo fantasia il lamento degli umili. Ad Acerra l’agricoltura vale zero e questo è grave perché genera sconforto in un comparto mai considerato. Come si fa a considerare chi è invisibile, chi non si ribella, chi piega la schiena verso madre terra, chi si illude di essere considerato per poi scoprire che agli occhi di un amministratore vale zero; tanto è invisibile, non si ribella è ammansito, diranno poi. Un po’ come animali da soma, quelli li bastoni e non si ribellano, anzi si piegano al volere del padrone e ne elemosinano il poco fieno. Come ha scritto tanti anni fa un altro cittadino, Acerra è una città senza rivoluzione.
Dall’amministrazione non un sussulto, non un interesse, nessun interlocutore sensibile alla invisibilità. Eppure un governo cittadino e formato da tanti soggetti, politici e non, che mettono al servizio del paese le proprie professionalità, assicurano la loro disponibilità al paese in virtù di interessi più nobili, tra questi il benessere comune. In molti si chiedono quali sono le strategie di questa politica, è ancora più interessante conoscere la visione che ha del mondo agricolo locale l’assessore al ramo e di quello che intende proporre al comparto, se l’assessore è portatore di iniziative, magari frutto della sua esperienza a riguardo e di quali sono le motivazioni che hanno portato ad appostare zero euro in bilancio per lo sviluppo dell’agricoltura acerrana. Per contro, si nota in città la rassegnazione degli agricoltori delle loro famiglie, oramai sono lontani i periodi elettorali, il sipario è calato ed il personaggio oramai è in cerca di autore.
Quindi bene i programmi elettorali, bene anche la propaganda, malissimo la totale assenza di un modello di sviluppo di questa città, sia sulla collocazione sovracomunale, sia sui temi della coesione sociale, sulla cultura. Purtroppo, neanche a dirlo, l’agricoltura e l’ambiente sono i settori più trascurati dall’agenda politica. Per qualcuno l’agricoltura non è base indispensabile per ogni ricchezza e salvaguardarla è un’operazione due volte intelligente: economicamente e socialmente, ma questo interessa a pochi, forse neanche agli invisibili.
Tuttavia quelli più romantici, come lo scrivente, sperano sempre in una inversione di rotta ed immaginano una città seguita, accompagnata nel suo sviluppo sociale ed economico sia dai suoi rappresentanti eletti, ma anche da una nuova coscienza civile, ma soprattutto in un riscatto sociale che la categoria degli agricoltori acerrani merita e che devono fortemente volere.
Vincenzo Angelico