5457 reati ambientali accertati nel 2020, circa 15 al giorno. Il dossier di Legambiente, “Ecomafia 2021. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia”, ci riconsegna una quotidianità dove brutalmente e nell’indifferenza generale, viene perpetuato in regione quel disastro ambientale che in molti continuano a negare.
A dare un quadro della gravità della situazione ci ha pensato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, intervenuto alla presentazione del rapporto, Federico Cafiero de Raho, dando la prospettiva dell’anno trascorso: “nonostante il lockdown e l’arresto di tante attività c’è stato un ulteriore sviluppo delle violazioni del testo unico ambientale. E ancora una volta, anche nella consumazione di questo tipo di reati, emerge con chiarezza il primato delle quattro regioni in cui sono più radicate le mafie: Sicilia, Campania, Calabria e Puglia”.
La stessa presidente Legambiente Campania Mariateresa Imparato ci ha tenuto a sottolineare questo aspetto “a fronte di una situazione inaspettata, causata da una drammatica pandemia, la criminalità ambientale non si è fatta trovare impreparata. E riuscita a tenere botta, sia nelle attività illegali sia nel relativo business, nonostante i colpi inferti da magistratura e forze di polizia. Il business dell’ecomafia minaccia gravemente il futuro della nostra Regione sottraendo risorse preziose all’economia legale, falsa il mercato e la competizione, impedendo un reale sviluppo economico e sociale del territorio a totale beneficio delle cosche criminali. Non si deve assolutamente abbassare la guardia contro i ladri di futuro, a maggior ragione in un momento storico in cui dovremo spendere ingentissime risorse pubbliche previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza”.