Le peculiari condizioni dell’ennesima tornata elettorale per le regionali che ha visto contrapposto per la terza volta in 10 anni il duo De Luca – Caldoro (col primo uscito vincitore per 2 volte a uno), e per la seconda volta in 5 anni il trio De Luca – Caldoro – Ciarambino, oltre che ad evidenziare un evidente debolezza della politica campana nel rigenerasi e promuovere nuovi volti e idee per il territorio, permette anche di fare un quadro sull’evoluzione del consenso dei principali partiti nazionali in città.
Partendo dai due principali partiti di governo, la comparazione degli ultimi 3 appuntamenti elettorali mette subito in evidenza una crescita esponenziale del M5S che nel 2010 si presentò con l’attuale Presidente delle Camera dei Deputati Roberto Fico riuscendo a racimolare appena 279 voti contro i 3466 del 2015 e i 3928 di quest’anno. Va sempre ricordato che nel 2010 il MoVimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio era nato da pochissimi mesi. Resta stabile il PD sopra i 3mila voti nonostante c’è da registrare una flessione di 436 voti rispetto a 5 anni che si scontra con il plebiscito tributato al riconfermato presidente De Luca.
Volendo analizzare l’evoluzione dei consensi cittadini del PD degli ultimi 10 anni notiamo un picco in relazione alle europee del 2014, il famoso 40% di Renzi, seguito dal tonfo delle comunali del 2017 che si spiega con la caratteristica bicefala del partito sul territorio che vedeva in Democratici X Acerra l’anima piattiana della compagine. Dopo ciò è seguita una lenta ripresa che ha riportato il partito del segretario Siracusa nella zona naturale di circa 3mila preferenze sul territorio.
Vive sulle montagne russe invece il M5S che si conferma un partito fortemente d’opinione e varia il suo consenso a seconda della caratteristica della tornata elettorale. Non a caso va notato che i massimi consensi sono arrivati in relazione alle due tornate per le politiche e le europee. Tale caratteristica è confermata dalla preferenza per il simbolo piuttosto per uno specifico candidato anche se tale caratteristica sta andando a scemare negli ultimi anni con il radicarsi del gruppo locale e la crescita organica che su Acerra si riconduce all’operatività della sua portavoce Carmela Auriemma.
A riconferma del crollo verticale del centrodestra in Campania e a livello cittadino vi è il confronto con il Popolo della Libertà (Forza Italia+Alleanza Nazionale ora FDI) che nel 2010 tributò a Caldoro 4185 preferenze accarezzate nel 2015 quando Forza Italia e FDI contribuirono con rispettivamente 2680 e 981 voti, nemmeno avvicinate quest’anno con le 711 preferenze di FDI e le appena 259 di FI che perde in 5 anni oltre 2mila voti. Per la prima volta alle regionali la Lega si afferma seconda forza del centrodestra in città con 437 voti. Va ricordato che la debolezza del centrodestra a questa tornata sta anche nella mancanza dei voti del 2010 dell’UDC (5615) e del 2015 all’NCD (2650) che si collegavano al rapporto tra il sindaco e l’ex consigliere regionale Pasquale Sommese e che quest’anno sono confluite nel bottino elettorale in favore della figlia per la lista De Luca Presidente.
Nello specifico Forza Italia è quella che più di tutti paga la mancanza di una chiara identità cittadina cedendo in picchiata migliaia di voti. Certamente il passaggio di consiglieri comunali affermati nelle liste civiche a supporto di Lettieri e di altri in Forza Acerra a sostegno della candidata del PD Montesarchio alle comunali del 2017 ha contribuito alla dissoluzione del partito di Berlusconi. Ad oggi le prospettive di una riscossa non sembrano all’orizzonte.
Dalla dissoluzione del Popolo della Libertà e la formazione di Fratelli D’Italia non riesce a sfondare il muro delle mille preferenze cittadine il partito della Meloni che conferma il suo massimo storico cittadino nelle regionali del 2015 dove era candidata la nostra concittadina l’avv. Stefania Casoria. Nonostante ciò ad oggi può ergersi come primo soggetto di destra della città e le tendenze nazionali fanno immaginare per le prossime politiche una netta affermazione.
Prima flessione anche per la Lega che dopo una rapida crescita passa dai 1970 voti delle europee dello scorso anno alle 437 preferenze di quest’anno che confermano anche il trend nazionale. Rispetto alle prime 61 preferenze del 2013 che a molti fecero storcere il naso ad oggi la Lega si presenta come simbolo d’opinione sul territorio vista anche la mancanza di una struttura e una leadership per l’ottenimento del simbolo.
La sinistra, nelle sue divisioni e cambi di simboli, che in 10 anni sono stati nel dettaglio Rifondazione Comunista, SEL, PRC, PDCI, l’altra Europa con Tsipras, Sinistra al Lavoro, Potere al Popolo, Alterntiva Acerra, Sinistra Rivoluzionaria, La Sinistra, TERRA e Liberi e Uguali, subisce per via di queste scelte interna una mancanza di radicamento sul territorio ed una non chiara identità che si riconduce in candidature sporadiche che non portano i risultati sperati oltre a produrre una perdita di consenso. Occassioni perse anche perché una media dei dati aggregati danno un range di 1000-1500 voti che si traducono automaticamente nel superamento della soglia per poter eleggere almeno un consigliere comunale.
Queste elezioni hanno per l’ennesima volta confermato la crisi della politica tradizionale acerrana, con l’affermazione di un sistema di voto consolidato attorno a un determinato potere politico locale. Se ad oggi esiste un’alternativa essa va ricercata nella volontà, e necessità, di giungere a una comunione d’intendi delle varie compagini cittadine sane e di quella società civile perbene silenziata da varie dinamiche; questo porta a un’unica conseguenza naturale: se si vuole scardinare lo status quo, o si crea una piattaforma comune ed inclusiva, o tra due anni e mezzo vedremo il ripetersi dello stesso schema che da oltre due lustri condiziona e ingabbia la Politica acerrana.
Michele Paolella