Con l’accertamento dei primi casi di COVID-19 in città si sta diffondendo un malsano costume da parte della popolazione, quello della caccia all’untore. Gruppi di WhatsApp in presi d’assalto, pagine Facebook intasate di congetture finche non iniziano a circolare foto e nomi.
Un pericoloso fenomeno sociale che ha raggiunto il culmine l’ultima domenica del mese di marzo. Il sindaco Lettieri, inserendosi nella scia della comunicazione spicciola alla De Luca, pubblica sui suoi canali social un video dove comunica un nuovo caso di positività. Il problema di tale annuncio sta tutto nei toni aizzatori ed allarmistici usati nonché l’aver rivelato alcuni dettagli che subito hanno fatto individuare la ragazza in questione.
“Vi faccio un esempio, se questa persona per 20 giorni non ha rispettato rigorosamente la quarantena ha incontrato altre persone, che a loro volta hanno incontrato altri. Insomma basta un’unica persona che non rispetta le regole che si verifica il contagio incontrollato del territorio, vanificando tutto ciò che stiamo facendo per arginare il diffondersi dell’epidemia. Dovete restare in casa. Questo è il momento di stare isolati. Se non c’è una coscienza civica e il rispetto della legge, non si arriverà lontani. Questi comportamenti irresponsabili non sono più tollerati. Questa è l’unica soluzione per limitare i danni”
La consequenziale reazione dei residenti, e non solo, è stata di una barbarie inaudita: cassonetti per raccolta differenziata rovesciati per strada con una piccola folla di persone che chiedono di essere tutelati dal coronavirus invocando addirittura l’allontanamento della ragazza che al momento risulta essere asintomatica.
Non solo, iniziano a circolare informazioni ingiuriose e diffamanti verso la ragazza con addirittura minacce per la sua incolumità fisica.
Visto il clima creatosi, la stessa, tramite un video dai toni infuocati su Facebook, dichiara di aver seguito tutte le procedure di legge ed addirittura annuncia di voler denunciare il sindaco Lettieri, colpevole a suo dire di averla diffamata.
“Il sindaco non è stato informato correttamente. Io lavoravo a Livigno, quando sono tornata ad Acerra lo scorso 9 marzo ho informato i vigili ed il mio medico curante e sono stata sempre stata in casa mia, non sono mai uscita dalla mia cameretta. Poi dopo numerosi tentativi finalmente mercoledì scorso hanno praticato il tampone sia a me che a mio padre. Ed è così che solo ieri sera ho saputo di essere positiva”, ribatte G, rassicurando la comunità “Vi chiedo di non allarmarvi, di avere solidarietà, io ho seguito tutte le cautele del caso, state tranquilli che continuerò a farlo”.
In un momento di così straordinaria emergenza il ruolo delle istituzioni pubbliche assurge ancor più a quello di pilastri sociali. Unità, calma e trasparenza. Se vengono a mancare queste basilari raccomandazioni il rischio di dissipare la già precaria tenuta sociale è incombente, per questo è essenziale adesso non ripetere questo genere di errori ed anzi iniziare subito a lavorare su e per il territorio per iniziare a scongiurare l’emergenza legata ai beni primari che irrimediabilmente arriverà nei prossimi giorni.
Michele Paolella