Con l’arrivo dell’autunno la campagna elettorale per le comunali del 2022 ha messo il piede sull’acceleratore dando mandato alla macchina propagandistica e mediatica di imbastire, creare ed esaltare i propositi elettorali, o quelli che almeno vengono considerati tali; infatti, se il consigliere Gennaro Iovino, primo autocandidato sindaco in campo ha deciso di ricoprire il campo politico e comunicativo dello scibile umano, dall’urbanistica alla cucina uzbeka di tardo medioevo, gli altri due auto-competitor che parrebbero avere tale aspirazione, il presidente del consiglio comunale Andrea Piatto e il preside del liceo dè Liguori (già assessore nella giunta Verone e Marletta) Giovanni La Montagna, hanno scelto di abbracciare un tema inedito per Acerra: “l’ambiente”.
Così, in questa fase di organizzazione e studio, sono nate due associazione di promozione culturale e ambientale con l’obiettivo di ascoltare, incontrare, dialogare, pensare e costruire, “Ecologia e cittadini” e “Madre Terra”, che solo se poi dovesse giungere un “accorato appello” tradurrebbero la loro azione da civica a politica. Adesso, in attesa di capire se l’accorato appello debba provenire dai cittadini o dagli accordi politici, resta il tema dell’identità d’azione e della credibilità di un messaggio divenuto vecchio e stantio.
Ormai le agende politiche-elettorali acerrane gravitano da decenni attorno al tema ambientale senza che ciò abbia minimamente frenato o invertito il declino imboccato dalla città, anzi tutt’altro; ad oggi l’unico risultato tangibile sono le carriere (legittime) e i personaggi nati dopo aver abbracciato la carovana verde. Eppure, i nuovi propositi di oggi sono quelli di fare ciò che non è stato fatto prima, e il dato che in passato si siano ricoperti ruoli di rilevanza istituzionale senza incidere sembra essere un incentivo a riprovare. Vuoi che sia la volta buona!
Il problema di questi messaggi estemporanei lanciati in concomitanza delle elezioni sono la conseguenza indiretta che crea sulle politiche ambientali che, in un periodo di semplificazione mediatica, produce sfiducia nella reale possibilità di sovversione di un paradigma sistemico. La stessa ambiguità di mezzi, che certamente risponde a una funzionalità politica, tende però a costituire base di incertezza e diffidenza in gran parte della cittadinanza che in questi anni, oltre ad aver cambiato forma e identità, è uscita fuori dalle logiche dei vecchi salotti che condizionavano la politica acerrana.
In questo quadro, l’ambientalismo elettorale è il gran male delle politiche verdi poiché sacrifica sull’altare di un vano consenso azioni radicali necessarie, legittimando poi la critica de “l’ecologismo radical chic”. Gli interrogativi sul tema, dalla trasformazione che la zona agricola ha subito in area industriale prima e polo della monnezza poi, passando per la mancata incisività in città metropolitana, alla pochezza delle azioni amministrative partendo da uno studio approfondito sulle fonti d’inquinamento, certamente non possono essere oggi affrontate con messaggi vacui o di trent’anni fa ma con una reale visione di città che vada oltre i buoni propositi.
Le prossime elezioni saranno essenziali per Acerra, non solo perché potrebbero chiudere un ciclo che nel bene e nel male ha cambiato e condizionato la città, ma l’esigenza di una reale transizione ecologica coniugata alle risorse del PNRR potrebbero offrire alla prossima amministrazione, se in grado di inserirsi nella scia, un’opportunità più unica che rara. Purtroppo al momento tutto ciò sembra mancare all’orizzonte dove un mero calcolo matematico sul consenso sta schiacciando la Politica e gli stessi temi
Se il buongiorno si vede dal mattino, per adesso non si prospetta una buona giornata.
Michele Paolella