L‟agricoltura ad Acerra, seppur tra i tanti problemi, rappresenta ancora un settore trainante
dell‟economia locale,quella spicciola, quella che puoi toccare con mano e che viene percepita da tutti,
e quindi rappresenta ancora il termometro con cui misurarsi per comprenderne il benessere sociale.
Acerra gode di una posizione privilegiata nell‟ambito della provincia di Napoli, e Plinio il Vecchio
quando ne descriveva le qualità della Campania Felix, ne individuava in questo territorio il cuore
pulsante della felice Campania. Territorio ricco di corsi d‟acqua che ne favorivano la fertilità delle terre
e pertanto stimolavano la popolazione a coltivarla e nel contempo a migliorarne i luoghi. Ricordo, con
piacere, che negli anni „70 nel nostro territorio si producevano enormi quantità di ortaggi che
alimentavano in gran parte il mercato ortofrutticolo di Napoli e da tutti apprezzati, soprattutto legumi, e
le masserie ovunque sparse, ne impreziosivano il paesaggio. Negli anni tante cose sono cambiate,il
territorio locale ha subito delle enormi trasformazioni sociali ed urbanistiche che inevitabilmente hanno
modificato sia la maniera del vivere cittadino che quella dell‟agricoltura locale, mi riferisco in
particolare alle scelte della politica nazionale in materia ambientale e di come ha imposto alcune
realtà industriali impattanti sul territorio e di come i cittadini acerrani da anni si confrontano ogni giorno
con tutto ciò. Realtà industriali che inevitabilmente hanno avuto ed avranno un impatto negativo,
soprattutto sulla percezione all‟esterno del mondo agricolo acerrano. Quotidianamente, gli agricoltori,
maggiormente quelli giovani, che hanno avuto il coraggio di intraprende una attività cosi faticosa,
magari subentrando al genitore anziano, devono confrontarsi con una moltitudine di problemi, anche
al fine di garantirsi un futuro nel comparto. A riguardo molte aspettative sono state riposte soprattutto
nella politica locale che si e‟ alternata negli anni, tutte disattese. Politiche cittadine, anche le ultime,
che hanno privilegiato altri settori per lo sviluppo del territorio, noncuranti della vera ed unica realtà
che effettivamente poteva dare uno slancio ed una riqualificazione territoriale e sociale. Fatte queste
premesse, è d‟obbligo anche fare alcune riflessioni su come poter intervenire e cosa fare per
migliorare e quindi dare uno slancio al settore agricolo locale. A riguardo ritengo interessante citare
una frase che ho letto in un bel libro “l‟uomo deve restituire alla natura ciò che ha preso in prestito”. E‟
dal monito che questa trasmette e che dobbiamo partire. Tutti dobbiamo rispettare il territorio, è l‟unica
cosa vera, tangibile che lasciamo al prossimo, quindi maggior controllo e rispetto del territorio per una
migliore e innovativa coscienza civile. Non si possono più tollerare atti oltraggianti compiuti ai danni
del comparto agricolo, l‟agricoltore ha bisogno di aiuto, non certo dei rifiuti abbandonati e spesso
vicinori alle colture. E‟ attraverso la sua laboriosa opera che l‟umanità prospera. Un territorio bello e
pulito rappresenta persone belle e pulite e ci guadagniamo tutti. Inoltre questo territorio ha
enormemente bisogno di una politica forte, non solo in consiglio comunale, quella serve a poco. Deve
essere una politica di maggioranza e di opposizione coesa sui problemi veri della comunità a difesa
del territorio, deve far valere i diritti dei cittadini, di tutti, e magari, se le necessità lo impongono,
assumere posizioni forti, vere, nei confronti soprattutto di politiche sovracomunali. Una politica
proiettata all‟esterno che va oltre i Regi Lagni, che guarda al futuro, che sia lungimirante. Negli anni
questo non e‟ stato fatto, e se apparentemente è stato fatto tutto era già scritto per Acerra e su Acerra
… e la cittadinanza inconsapevolmente ne veniva raggirata alcune volte strumentalizzata. Torniamo
alle necessità del comparto agricolo. Noto con dispiacere, che seppur trasformato nelle dinamiche,
queste non hanno portato ad una trasformazione degli agricoltori. L‟agricoltore acerrano ha bisogno di
un cambiamento culturale dove la centralità deve essere l‟associazionismo, non fine a se stesso, ma
programmatico che utilizzi a pieno le opportunità del momento, soprattutto quelle offerte dall‟Europa.
L‟agricoltura deve produrre reddito e non perdite, deve rinnovarsi nei mercati, utilizzare moderne
figure professionali che meglio comprendono e intuiscono le esigenze dei mercati. Inoltre bisogna far
si che si costituisca almeno un consorzio di tutela che garantisca l‟esistenza e la salvaguardia di
alcune eccellenze del territorio attraverso l‟istituzione di un marchio. E‟ inammissibile che un territorio
di circa 30 km quadrati non abbia alcun prodotto caratterizzante e riconosciuto. La politica, quella
vera, insieme con le associazioni di categoria, deve accompagnare questi processi, deve renderli
realizzabili, altrimenti non ha motivo di esistere. La Politica e‟ una nobile arte, a volte destrutturata,
molte altre volte monopolizzata. Oggi più che mai abbiamo bisogno di una “nobiltà politica” che
antepone gli interessi dei molti a quelli dei pochi. Ulteriore aggravio per la nostra agricoltura e‟
rappresentata dalla poca sicurezza delle campagne, furti e rapine condizionano in modo
determinante la presenza degli agricoltori limitandola al minimo. Una politica attenta potrebbe
valutare, se lo ritiene di interesse strategico,, l‟opportunità di creare strumenti alternativi al fine di
creare presenza sul territorio . Molto c‟è ancora da scrivere a riguardo, ma lo farò in seguito. Queste
vogliono essere solo alcune riflessioni, pensieri, talvolta anche romantici, di un appassionato della
propria terra, del mondo dal quale proviene e della voglia di fare che ha per il proprio territorio, per
quello di suo figlio e per quello dei suoi nipoti.
Vincenzo Angelico