Ad Acerra, la Sinistra c’è ma è disimpegnata

Da quando ero giovane, ho sempre creduto che la Sinistra servisse a costruire una società migliore e più giusta, anche in ambito locale. Non per essere coerente con gli ideali della mia gioventù, ma continuo a pensarla esattamente così e a spendere quotidianamente il mio impegno civile con questa convinta speranza. Non mi sfuggono le difficoltà, la necessità di una rigenerazione, la sfida del cambiamento e dell’innovazione, ma non possiamo arrenderci all’idea che non esistono più differenze, segni e valori che orientano la costruzionedella società contemporanea e il governo del Paese.

La Sinistra, nel recente passato, ha attraversato passaggi storici importanti. La caduta del Muro e il fallimento del socialismo reale hanno avuto un notevole impatto nella vita politica italiana, che aveva conosciuto il più grande ed eretico partito Comunista d’occidente. Dopo Tangentopoli, la ricerca di una rinnovata identità politica e culturale della Sinistra, si è dovuta misurare – con alterne vicende, un percorso disseminato di errori, ma anche slanci positivi – con la contingenza politica di contrastare la forza dominante e improvvisa di Silvio Berlusconi e della Lega oppure con la difficoltà di governare un Paese dalle svariate emergenze, con uno Stato in crisi, in un quadro di crescente sfiducia nei partiti e nella politica, alimentata dalla televisione prima e dalla rete più recentemente.

Ad Acerra, la Sinistra c’è – per radicamento e storia – ma è in larga parte disimpegnata e assente. I partiti e le organizzazioni politiche, di ogni cultura e riferimento, non esistono più. Le forme di rappresentanza hanno subito una trasformazione radicale. Negli ultimi anni, anche se con laceranti divisioni, la Sinistra ha espresso per due volte la guida amministrativa della città. Le due esperienze di governo non hanno completato, per motivi diversi e con modalità diverse, il mandato amministrativo ricevuto dai cittadini. Un immenso patrimonio di fiducia e di speranze è stato dilapidato, con effetti rilevanti sui tratti di fondo della democrazia locale.

Gran parte dei cittadini, mossi da questa disillusione, hanno in effetti concluso di non aver più bisogno della mediazione e della rappresentanza politica, cercando un rapporto diretto e “contrattuale” con il potere. La degenerazione è sotto gli occhi di tutti; le conseguenze drammatiche sulla vita democratica e politica rimangono al momento insondate e del tutto imprevedibili. La Sinistra deve sapersi ritrovare, nella consapevolezza che non sempre nella vita politica si confrontano torti e ragioni. Bisogna ricreare le condizioni per estendere ogni forma di partecipazione attiva, soprattutto delle tante energie giovanili.

Bisogna recuperare un rapporto vero con i quartieri e vivere nel disagio per poterlo rappresentare e interpretare.

In una città in cui il lavoro non esiste se non come concessione elettorale, in un città in cui la reticenza sulla profondissima crisi economica opprime qualunque embrionale discussione sullo sviluppo, in una città in cui le politiche ambientali sono solo un richiamo propagandistico, in una città in cui il Comune si rapporta solo con gli elettori e nega qualunque funzione e diritto ai cittadini, esiste evidentemente un bisogno vitale della Sinistra. Una Sinistra che sia veramente aperta a ogni contributo, a ogni confronto con tutte quelle forze, quelle realtà, che contrastano – con convinzione e passione civile – questo latente e inarrestabile trascinamento della città verso l’oppressione di un moderno feudalesimo, un regime geneticamente incapace

Pasquale Marangio

Autore dell'articolo: L'Osservatore Acerrano

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