L’“Acerrano dell’anno” è un premio dato dalla redazione de ‘O Pappecio a tutte quelle persone, o categorie, che nel corso dell’anno hanno segnato la storia della città. Quest’anno abbiamo deciso di assegnarlo a una categoria che rappresenta la linfa vitale della città, quella dei commercianti.
Il commercio per una città è essenziale, non solo dal punto di vista economica, ma soprattutto per quello sociale. Esso è lo spazio cittadino dell’incontro, dello scambio e della crescita. In un mondo con confini sempre più virtuali gli spazi d’incontro sono diventati i piccoli negozi sotto casa, quelli che si raggiungono a piedi e che per generazioni vedono sempre la stessa famiglia ad accogliervi con un sorriso.
Fare commercio ad Acerra purtroppo non è facile. Al di là della crisi che ha colpito il paese itero, scelte amministrative mancanti e miopi hanno solo aggravato la situazione in essere che ha portato kilometri di percorso cittadino ad essere una serie di saracinesche chiuse.
Chi oggi rimane aperto, chi oggi con difficoltà apre ogni mattina quella serranda, è un eroe.
Un focus particolare merita il centro storico e tutta l’arteria che va da Corso Vittorio Emanuele II a corso Italia. Quello che una volta era il biglietto da visita della città, il fulcro del Commercio di Acerra, non produce più quella ricchezza frutto dei tanti sacrifici ed oneri sopportati dei negozianti ma genera solo sconforto e tristezza sia per gli esercenti stessi che per i residenti che si trovano da un momento all’’altro dinanzi a zone d’ombra che creano gli spazi vuoti dei negozi.
Lì intervento delle istituzioni locali, non può limitarsi ad iniziative sporadiche che non producono nemmeno il moltiplicatore economico sperato. Traendo spunto da realtà limitrofe si potrebbero stanziare fondi per la defiscalizzazione, interventi contro le barriere architettoniche o una riqualificazione urbana smart. Ciò comporterebbe un primo segnale per intere categorie che ormai si sentono ignorate e che devono scendere in piazza per farsi ascoltare.
Un intervento strutturale sul commercio comporterebbe anche più sicurezza come dimostrato da varie città. Infatti, si genera la cosiddetta “sicurezza spontanea” in cui sono i cittadini stessi con la loro presenza fisica a garantire presidi di legalità in città.
Noi un invito che possiamo lanciare ai nostri lettori è quello di acquistare Acerra, vivere la città e preferire sempre la filiera corta, che spesso significa il sostentamento di intere famiglie, che la grande distribuzione del capitale commerciale.
LA REDAZIONE