Il secondo grado del processo “Do ut Des” ha ancora una volta sentenziato che nel 2012 Acerra ha vissuto una delle pagine più cupe e abietti della sua storia recente; si tratta del processo per voto di scambio che ha visto sul banco degli imputati l’ex consigliere Nicola Ricchiuti e un suo ex collaboratore.
L’imputazione formulata dall’allora Pubblico Ministero della Procura di Nola illustrava un sistema collaudato basato sull’offerta o la promessa di denaro e posti di lavoro al fine di ottenere il voto nella tornata che vide la prima elezione del sindaco Lettieri. L’exploit di voti, inattesi alla vigilia (341), arrivati all’ex consigliere della lista “Acerra è Tua” guidata dall’attuale presidente del Consiglio Comunale Andrea Piatto, fecero sorgere i primi dubbi già nelle ore successive alla vittoria della coalizione di “centro virgola sinistra”. Dubbi che sarebbero stati confermati in primo grado il 3 aprile 2017 con la sentenza da parte della giudice monocratica Chiara Bardi che condannava l’ex consigliere a 10 mesi di reclusione con pena sospesa e con la sospensione dal diritto elettorale e dai pubblici uffici per 5 anni, e a 4 mesi di reclusione (pure in questo caso pena sospesa) con la sospensione dei diritti politici e dai pubblici uffici per 2 anni per l’ex collaboratore, sentenza rimarcata lo scorso 31 ottobre.
Il processo in questi anni si è arricchito di elementi oscuri, non da ultimo la notizia dello scorso settembre dello smarrimento dei fascicoli del processo negli uffici del Tribunale di Napoli, cosa che aveva paventato concretamente la paura di una prescrizione del processo, tanto che il Ministero della Giustizia dovette inviare l’ispettorato per compiere accertamenti preliminari per ricostruire la vicenda. I Fascicoli furono poi ricostruiti anche grazie all’intervento dei legali della parte civile. Intanto è già stato annunciato il ricorso in Cassazione.
In attesa dell’ultimo grado, e tenendo sempre presente che nessuno è colpevole fino a prova contraria, delle considerazioni e domande di natura politica sono oggi più che mai doverose.
La prima verte attorno alla mancata costituzione di parte civile del Comune di Acerra; un atto doveroso che doveva essere a tutela dell’ente e dell’onorabilità dello stesso. Come mai ciò non è accaduto?
La seconda sulla legittimità dell’amministrazione Lettieri I; se tale compravendita ha alterato il risultato perché lo stesso non si è dimesso? Non perché ci sia stato un suo coinvolgimento in prima persona (quello eventualmente lo dirà la magistratura) ma in virtù di una regola morale non scritta secondo cui un politico non solo deve essere onesto ma anche sembrarlo, e certamente venire eletti con voti sporchi non va in quella direzione.
Altra considerazione va fatta sugli enti sopracomunali. Come mai, nonostante atti ed inchieste giornalistiche, il massimo risultato sono interrogazioni parlamentari senza conseguenza? Acerra è oggi terra di nessuno?
Proprio questo lascia interdetti. Questi 7 anni che ci separano dagli avvenimenti sono stati contrassegnati da un involuzione sociale, culturale ed economica che hanno portato a un apatia politica mai così marcata, rendendo di fatto Acerra non tua ma loro.
Michele Paolella