Consiglia se ne è andata compagni, non c’è più. Questo è quello che vorrebbero farci credere ma chi ha compagni non muore mai. Antonietta Terracciano, Consiglia, Consigliella non potrà mai morire, perché mai moriranno le lotte che ha incarnato, perché ovunque ognuno di noi continuerà a serrare i pugni contro le ingiustizie a difesa del più debole, Consiglia sarà li.
Era la prima di sette figli e se ne è andata presto, dopo una vita di lotte in fabbrica, per il diritto alla casa, per il diritto al lavoro. Era figlia di un calzolaio,lo diceva con la fierezza di una bambina che guarda il proprio padre, nata e cresciuta in un basso a via del Pennino,stretto con poca luce,afoso d’estate e freddo d’inverno.
Il papà di Consiglia era l’unico che lavorava facendo i doppi turni e tornava stremato,ma trovava sempre il tempo per insegnare a sua figlia ideali e valori che a quell’epoca solo il PCI sapeva trasmettere. Consiglia ascoltava la radio,sentiva le tribune politiche e la domenica in sezione da sopra una sedia ripeteva frasi sui contadini,sugli operai,sul meridione,sugli sfruttati.
A sedici anni Consiglia entra in fabbrica per dare una mano alla famiglia,li sulle sue ossa viveva le frasi sugli sfruttati che spesso aveva sentito in radio e che ripeteva nella sezione del partito. Senza contratto,sfruttate per pochi spiccioli fino a che si resero conto,come diceva la stessa Consiglia, che li “se abbassi la testa poi non la rialzi più”.
Ci furono gli scioperi e le lotte,arrivarono i contratti ma non per Consiglia che era a capo del movimento.
Sposata con Michele Castaldo nel ’76, con a carico tre figli, Consiglia lavorava da sola, o meglio arrangiava e quando con la legge 409 costruirono degli alloggi per chi ne aveva bisogno,si presentò per fare domanda,però gli alloggi, come spesso accade in Italia,furono già assegnati. “Casa e lavoro, la lotta è una sola”; occuparono le case, ci fu una repressione, arresti, denunce ma non cedette. Intanto venne il terremoto, il marito la lasciò, la lotta operaia fu sconfitta.
Ma non si ferma il vento con le mani,“lo senti fischiare nelle orecchie ti manda in tempesta il cuore” (spesso lo ripeteva). Quella mattina Consiglia si guardò le mani, mani operaie, dure, spaccate di chi non aveva esitato a pulire i cessi pur di portare avanti la famiglia:“Ci devono dare un lavoro ed una casa!”. E fu polvere,proteste,lotte e repressioni per tutti gli anni ’90.“Se hai bisogno veramente la lotta riesce, – ripeteva consiglia – se hai da mangiare la paura ti fotte”.
Era il 3 Luglio del 2003 quando la malattia le venne confermata ma lei aveva la fierezza di sempre,la passione che bruciava dentro di lei,aveva scarpe rotte si,ma bisognava andare avanti.
Poi arrivò il carcere ingiusto per un reato non commesso,ma lo Stato sa vendicarsi e per loro Consiglia era la mandante senza neanche dare uno sguardo alle cartelle cliniche.
Ma fuori i compagni non l’avevano dimenticata e dopo una settimana fu scarcerata.
La lotta su più fronti continuava, ribadendo “vogliono solo bruciare la monnezza, guadagnare sulle spalle della povera gente”.
Oggi che Consiglia non c’è più,quel vento nelle orecchie lo sentiamo fischiare ancora più forte,per chi come me ha avuto la famiglia in quel basso,per chi come me è cresciuto con quegli aneddoti toccandoli con mano, Consiglia mancherà ancora di più.
Ecco l’internazionale intonata, un fiore,una bandiera rossa, i compagni di sempre, il vento che fischia e i pugni serrati contro le ingiustizie: Consiglia è viva e lotta insieme a noi,le nostre idee non moriranno mai!
Rocco Grimaldi