Con la cerimonia di chiusura svoltasi ieri al San Paolo, è terminata la XXX edizione dei giochi estivi delle Universiadi, un evento di portata mondiale (secondo solo alle Olimpiadi per le attività multidisciplinari) che ha donato lustro a Napoli e alla Campania agli occhi del mondo. Oltre 8 mila atleti, 120 federazioni, senza considerare i supporter e curiosi, che hanno letteralmente invaso il nostro territorio.
Un evento che si è rivelato di grande impatto in termini di ricadute per il territorio, non solo per le grandi città campane capoluogo come Napoli, Salerno, Caserta, Avellino o Benevento, ma anche per i comuni di provincia come Casoria, Pozzuoli, Mondragone, Aversa, Cercola, Afragola o Boscoreale che hanno ospitato gli allenamenti e le gare.
A questo elenco purtroppo manca Acerra. La città poteva approfittare di tale vetrina internazionale non solo per riscattare e rilanciare la propria immagine facendo conoscere le sue bellezze, ma anche per usufruire dei fondi messi a disposizione dalla regione per il recupero delle strutture. Si poteva completare la piscina di via Clanio che rischia di diventare una cattedrale nel deserto o la struttura dell’Arcoleo a via Metauro, il tutto senza gravare sulle casse comunali, ma niente.
Ed intanto mentre la politica Acerrana, impegnata ad incensarsi e riposizionarsi per il dopo Lettieri, perdeva questa occasione, Aversa ha ottenuto 1.150.000,00€ per lo Stadio Bisceglie e 1.150.000,00€ per il PalaJacazzi, Mondragone un nuovo palazzetto dello Sport costato oltre un milione e Casoria ha ottenuto per la piscina comunale e il palazzetto dello Sport rispettivamente di 1.150.477,97€ e 1.150.945,41€.
Una pioggia di 270 milione di cui Acerra non ne ha saputo approfittare. E mentre lo sport, gli atleti e le federazioni conoscevano la bellezza della nostra regione, veniva deciso che la nostra città doveva continuare ad essere l’immondezzaio della Campania con la decisione di riaprire la piazzola 2 al pantano. Oltre il “danno” anche la beffa.
Michele Paolella