Da quando ho iniziato a capire come funzionasse la politica acerrana c’è sempre stata una domanda che mi è barcamenata per la testa “chi ha la responsabilità dello stato delle cosa in questa città?”.
Partendo dall’apice ho cercato tra la politica e le sue maschere. Compito apparentemente semplice per la mancanza della stessa in città, ma divenuto difficile con la mutabilità delle maschere che dicono di rappresentarla. Di sicuro Gaber si sarebbe divertito tra una schiera di “uomini nuovi” sempre pronti a dire la cosa giusta senza farla, così come una sinistra talmente a destra da sembrare la destra la vera sinistra. Il delirio. Per fortuna però abbiamo le virgole e basta metterci vicino la parola “centro” che tutto si risolve.
A Viale Della Democrazia, l’amico di tutti che puoi chiamare per nome, più che responsabilità ha il merito di aver capito come funzionano determinati meccanismi in questa città. Quindi non è la causa di tutto, ma un semplice effetto.
Per un periodo ho pensato anche che il vero deus ex machina di tutto fosse l’attuale Presidente del Consiglio Comunale, almeno fino a un mesetto fa, poi ho letto l’intervista rilasciata a questo giornale e ho depennato anche lui. Lui non sa mai nulla o non è competente. Non sa se sarà il prossimo candidato sindaco per il dopo Lettieri, non sa se c’è una parentopoli al comune di Acerra, non è competente in tema agricolo e anche sulla questione ambientale e sull’inceneritore, non sa, non è d’accordo, ma bisogna interloquire. Come direbbe De André “Si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità.
La maggioranza anch’essa si presenta come un effetto, e quindi, salvando la pace di pochi, ricopre il ruolo di comparsa. E le votazioni e l’andamento dei lavori in Consiglio lo dimostrano.
Uscendo fuori dal palazzo e ricercando la responsabilità tra il potere ecclesiastico cittadino, anche lì sono rimasto deluso. Stavolta in positivo. La curia acerrana cerca in tutti i modi di pescare le anime in questa città, ma già al di fuori del colonnato di piazza Duomo le parole vengono travisate, cambiate, strumentalizzate. Un peccato.
Il sistema mediatico, facendo anche un nostro “mea culpa”, è incapace di informare. Ci si riduce a un autoconvincimento, ma non si riesce a comunicare con tutti. Se questo sia anch’esso un effetto o parte delle cause ancora non lo so.
Per quanto concerne la società civile, anche qui salvando la pace di qualcuno, latita e si culla nel proprio orticello. Capisco che sia difficile mettere in pericolo ciò che si è costruito o ricevuto per un bene superiore, ma spesso proprio ciò lo mette in pericolo. Forse proprio questo risponde alla mia domanda. Le altezze si mantengono solo se c’è una base forte. Se il problema di un palazzo fosse il tetto, basterebbe rifarlo, ma se nonostante ciò la casa rischia il crollo, allora bisogna guardare anche alle fondamenta.
Alla fine forse ci sono arrivato: la responsabilità di questo sistema è anche e soprattutto nostra, della nostra indifferenza. Lo scopo di questo pensiero sicuramente non è quello di puntare il dito, ma dire che è possibile rovesciare questa piramide. Già da oggi. La nostra città va curata e amata. La nostra comunità ha bisogno di ricucirci.
Questo giornale che il prossimo mese compirà un anno è nato per questo, per dare un foglio bianco a tutti affinché possano scrivere e far sentire la propria voce in questo silenzio assordante.
Quindi, e parlo soprattutto ai ragazzi della mia età, se un giorno non vogliamo che si parli di noi come i corresponsabili della fine della nostra città, abbiamo la missione di far sentire la nostra voce che sia multipla nelle sensibilità ma unica nella finalità: quella della rinascita della nostra Acerra.
Michele Paolella