È proprio così, sembra che le stelle abbiano perduto la loro lucentezza, si siano offuscate, e oggi più che mai brillino poco e quel poco sia anche di luce riflessa. Il Movimento 5 Stelle è a tutti gli effetti un esperimento, o almeno nasce così. Si tratta, in realtà, di un abile esperimento di ingegneria sociale che ha inizio negli anni prima di divenire una realtà pubblica, votabile con la stipula di un “contratto di governo” del Paese.
Un esperimento che riesce nei suoi obiettivi, in particolare quello di addensare non solo le frustrazioni di un popolo, bensì anche la rabbia unita agli interessi non sempre trasparenti di alcuni gruppi di potere, determinando la principale rivoluzione politica di questi ultimi anni. Quasi tutti gli esperimenti che nascono in laboratorio necessitano di elementi certi da cui partire e quelli utilizzati per la nascita del Movimento 5 Stelle prendevano spunto da una serie di elementi, alcuni condivisibili altri no, caratterizzati in particolare da due principi ossia: “tutto è fungibile e quindi tutto è sostituibile e “al minimo dubbio nessun dubbio”.
Almeno questi erano gli slogan degli ideatori dell’esperimento che ritenevano il “movimento” essere solo forma e non contenuto, trascurando totalmente una componente importante, la “sostanza”, l’unica che caratterizza e rende speciale ogni cosa. Benedetta sociometria e le sue regole, non si è tenuto conto delle dinamiche che muovono e fanno crescere un gruppo, soprattutto quando il gruppo è formato da soggetti diversi per natura, cultura civica, ma soprattutto cultura politica.
Quindi non importa chi parla, non importa cosa sostiene, è solo il modo a rappresentare la formula vincente, è solo il modo la rivoluzione. Tutto questo valeva un tempo, adesso che il Movimento è al governo, si cambiano le regole, lo statuto e finanche il codice etico, si è dotato di un tesoriere, si sono cambiano le regole di accesso e dalle ultime elezioni nazionali c’è stata un’ampia apertura alla società civile. Queste contraddizioni, peraltro non gradite a tanti elettori e simpatizzanti, hanno generato una perdita di consenso elettorale.
Il M5S è palesemente in un vicolo cieco, in bilico fra le grandi promesse di rottura che ha fatto e la realtà. Se la proposta politica era di fare riforme radicali e cambiare il Paese in campagna elettorale, le promesse si scontrano con i fatti: sei al governo ed il gioco cambia completamente, a maggior ragione se il governo lo fai una destra fascio- populista come quella di Salvini. Esiste una distanza clamorosa tra i due schieramenti che sta emergendo sempre di più e desta meraviglia quando si passa dal chiudere l’ILVA a fare un contratto per tenerla aperta, sui vaccini la stessa cosa, una giravolta continua e tutto ciò, purtroppo, l’elettore lo ha compreso, c’è la totale assenza di un’identità politica.
Vi ricordate il “non siamo né di destra né di sinistra” ebbene mai cosa più vera. Che cosa è oggi il M5S e che cosa diventerà? Il “non siamo né di destra né di sinistra”ha generato un’assenza di valori. Se si continuano a trascurare i principi che sono di una destra e di una sinistra si cancellano i valori stessi che contraddistinguono una società, il suo costume, la sua identità. Oggi si vivono tante contrapposizioni, il mondo è cambiato, la vera contrapposizione è fra un globalismo sano nei principi e un sovranismo che ha riflessi pesantemente xenofobi, ma intanto il M5S segue i sondaggi e la ricerca compulsiva e cinica dei consensi sembra essere l’unica cosa che interessa al Casalino, per cui la comunicazione e semplicemente lo strumento per avere voti.
Lo scollamento con i territori da parte degli eletti romani è evidente e i buoni collegamenti dei rappresentanti regionali del 2015 con la parte nazionale del movimento, oramai restano solo un ricordo e non garantisce più la connessione con i territori. L’Abruzzo ne è la prima testimonianza, la perdita di consensi è stata il campanello di allarme per il leader Di Maio che cerca, in ritardo, di correre ai ripari, il danno è fatto, e non poco bisogna lavorare per ricostruire i rapporti con l’elettorato. Manca un’identità politica, manca il dialogo politico con i territori.
Il M5S viene considerato da tanti osservatori politici mancante di un’architettura politica, la stessa architettura che avrebbe permesso, in caso di sventura, di tenere in vita un seppur minimo, legame di filiera politico – istituzionale ed avrebbe evitato il ricorso a stratagemmi, utilizzo di piattaforme, ed interventi infruttuosi di appartenenti non più con incarichi di governo di allontanare i tanti elettori che negli anni hanno creduto all’idea del cambiamento proposta.
Non tutto è perduto, si può ancora recuperare il consenso, ma ognuno dovrà fare la propria parte per evitare che le tante battaglie combattute rimangano solo un flebile ricordo nell’elettorato che ha riposto, nel cambiamento, le speranze di un’Italia migliore .
Vincenzo Angelico