Passata la manovra e scongiurata la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, il governo ha annunciato lo stanziamento di 7 miliardi di euro per attuare per la prima volta nel nostro paese, un sistema di welfare capace di combattere la povertà assoluta.
Il Reddito di Cittadinanza, cavallo di battaglia del MoVimento 5 Stelle, è uno strumento che se dovesse funzionare, inciderebbe non poco sull’economia e sul lavoro del nostro paese.
In Italia la disoccupazione giovanile e quella generale sono tra le più alte in Europa, il che vuol dire che l’Italia ha bisogno di un sistema in grado di tutelare i più deboli e far sentire la presenza dello stato a loro sostegno.
La manovra concede ai disoccupati iscritti al centro di collocamento la possibilità di reintrodursi nel mondo del lavoro, grazie anche allo stanziamento di 1 miliardo per i centri dell’impiego, in modo da garantire la massima efficienza, sfruttando anche degli strumenti innovativi e l’assunzione diretta di diverse migliaia di navigator.
I requisiti sono semplici e precisi:
* Il reddito ISEE deve esser inferiore a 9.360 euro annui;
* Bisogna essere cittadini italiani, europei o lungo soggiornanti e risiedere in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in via continuativa;
* il Patrimonio immobiliare, diverso dalla prima casa di abitazione, non deve superare i 30.000 euro;
* Il possesso di un patrimonio finanziario non deve esser superiore a 6.000 euro, 8.000 per le coppie, 20.000 per le famiglie disabili.
In una platea di cinque milioni di persone al di sotto della soglia della povertà stabilita dall’Istat(780€), i nuclei familiari con disabili saranno ben 225.000.
La lotta ai furbetti sarà avviata dall’inizio, chi s’iscriverà ai centri dell’impiego, la propria situazione economica sarà controllata nei dettagli e chi sarà beccato per aver raggirato le pratiche per ottenere il reddito, rischierà dai 2 ai 6 anni di reclusione.
Secondo il testo portato avanti dal governo, entro i 12 mesi dovrebbero esserci 2 offerte di lavoro vicino alla propria residenza, la prima avrà un raggio di 100km, la seconda di 250km, la terza offerta potrebbe aver luogo nel resto del paese.
Oltre alla formazione, il richiedente dovrà mettersi a disposizione del comune per i lavori di pubblica utilità.
Il rifiuto delle tre offerte, il rifiuto del mettersi a disposizione per rendersi attivo nel proprio paese e il mancato rispetto dei requisiti, comporteranno alla perdita del reddito immediatamente.
Le aziende sparse per tutto il territorio nazionale saranno avvantaggiate dagli sgravi fiscali qualora cominciassero ad assumere e comunicare con i centri dell’impiego, dove troveranno i navigator che garantiranno abbastanza fluidità per dare alle aziende i dipendenti di quel settore, mentre agli iscritti una formazione tale da individuare un lavoro che rientri nelle sue caratteristiche.
Per quanto riguarda la situazione occupazionale i dati di Acerra sono allarmanti: nel 2010 su una popolazione attiva di 35.919 persone, di cui 17.893 uomini e 18.026 donne, i disoccupati iscritti al centro per l’impiego sono 19.883, di cui 10.006 uomini e 9.872 donne.
Da anni il nostro territorio è colpito da una grave crisi economica e lavorativa che ha portato la disoccupazione al 27%, di cui il 61,6% giovanile (ISTAT).
Acerra soffre le stesse problematiche del resto del resto del paese, ma qualora questo esperimento esistente già in tutta Europa dovesse funzionare, si potrebbe combattere come mai fatto prima la povertà assoluta e si potrebbe vedere una maggiore possibilità di trovare un lavoro sicuro in grado di badare a se stessi e alla propria famiglia.
Christian Gargiulo