Le elezioni del 4 marzo scorso hanno generato una fuga dai vecchi partiti politici e la voglia di partecipare degli elettori è stata la risposta a quelli che hanno governato in Italia negli ultimi decenni. Partiti, quasi tutti ridotti nel consenso ai minimi termini, tanta è stata la voglia di cambiamento degli italiani. Paladini di questo rinnovamento sono risultati due personaggi che, anche se con molte differenze, hanno saputo intercettare la necessità di cambiamento che il popolo chiedeva. Necessità scaturita dalla delusione ricevuta soprattutto da partiti che, nel tempo, si sono allontanati dalla gente facendo venir meno quel rapporto di fiducia che unisce l’elettore al leader e di conseguenza al partito. Senza alcun dubbio di smentita sia Luigi di Maio che Matteo Salvini hanno intercettato l’esigenza e quindi concretizzato con un ampio consenso elettorale la voglia del popolo. Due personaggi con storie politiche differenti, ed è forse, questa diversità, che oggi caratterizza nel bene e nel male la politica dei nostri giorni. Il primo, Luigi Di Maio, è il capo politico del Movimento 5 Stelle, l’uomo del cambiamento che non pochi dubbi ha generato nella critica politica soprattutto dopo la vittoria straripante avuta da quel movimento il 4 marzo. In molti si chiedevano se l’Italia poteva essere affidata ad un personaggio così giovane e se Di Maio fosse stato capace di rappresentare la nostra identità e il nostro futuro. L’altro è il leader del Carroccio, personaggio con una notevole esperienza amministrativa maturata quando la Lega, rappresentata da Umberto Bossi, uomo politico discusso e criticato, ma soprattutto inquisito e condannato per una serie di reati che passano dal finanziamento illecito ai partiti e si concretizzano con la distrazione ed appropriazione di soldi del partito. Matteo Salvini è cresciuto politicamente con l’Umbert . L’uomo che lo aveva duro ed inneggiava al secessionismo, calpestava il tricolore, e pensava di dividere l’Italia in due o forse in tre territori. Bossi non si è mai soffermato sul sangue versato dai tanti giovani del Sud che hanno combattuto affinché si potesse avere l’Italia unita ed indivisibile. Matteo Salvini proviene da questa scuola. Bisogna dargli merito che ha saputo rinnovare la Lega con un’ampia operazione di facciata, ha cancellato prima il Nord facendola diventare solo Lega, (chissà cosa avranno pensato gli elettori storici della Lega Nord), poi mosso da una sfrenata bramosia di conquistare il Sud ha messo molto di suo creando “Noi con Salvini”, partito politico di transito forse verso una grande Lega Italia. Chissà, staremo a vedere anche se, in considerazione della storia leghista, questa non potrà mai essere un partito nazionalista. Luigi di Maio, persona onesta che si distingue dal Matteo per l’eleganza e la pacatezza del tono politico e rappresenta il volto nuovo della politica italiana, che ha saputo cambiare il Movimento 5 Stelle modificandolo da movimento di protesta e di opinione a movimento di governo. È anche l’unico leader politico che durante il periodo pre-elettorale ha voluto confrontarsi con realtà sovrannazionali, non solo per farsi conoscere, ma anche per fornire garanzie sulla bontà del programma elettorale e dei buoni propositi di un eventuale suo governo. Le elezioni lo hanno premiato, la stampa politica non sempre, ma questa spesso è di parte e la gente questo lo sa. A poco servirà la caccia alle streghe nei suoi confronti e nelle persone a lui vicino. Il popolo confida in questo giovane politico, nella sua trasparenza, ma soprattutto ripongono molte speranze i tanti italiani che l’Umbert e tanti suoi scolaretti volevano dividere. Quelli più saggi e la stampa, quella libera, sostengono che in un futuro prossimo, Luigi di Maio possa essere la sintesi politica del rinnovamento italiano dove tante energie, negli anni disperse, si possano ritrovare.
Vincenzo Angelico