Angelo Manna è nato ad Acerra l’8 giugno 1935. Laureato in giurisprudenza è stato giornalista professionista sin dal 1960. Fu assunto al MATTINO di Napoli ma, insofferente per natura a qualsiasi forma di inquadramento in schemi precostituiti, ben presto ebbe vita difficile nell’ambiente di lavoro. Licenziato e poi reintegrato nel posto di lavoro con sentenza del magistrato, fu nuovamente licenziato per “chiaro dissenso sulla linea politica del giornale”. Era in verità un personaggio scomodo per tutti. Senza peli sulla lingua, come suo costume, in una serie di trasmissioni televisive autogestite (tra cui il famoso Tormentone) denunciava apertamente i politici corrotti, con chiari riferimenti a nomi e situazioni, esponendosi in prima persona con un atteggiamento che tanto piaceva a chi lo ascoltava. Ho avuto il privilegio di fargli da regista nella trasmissione dedicata alla città di Acerra, quando intraprese una fitta collaborazione con Tele Akery presso il palazzo Gaudino in via da Vinci. Aveva un indice di ascolto altissimo tanto che, presentatosi alle elezioni politiche del 1983 in un partito di minoranza riportò oltre 82mila voti di preferenze. Ma non era affatto un politico nel senso comune dell’accezione. Dichiaratamente non allineato, si considerava uomo del Sud e come tale ha ritenuto di comportarsi sempre. Ha rivendicato la propria autonomia soprattutto sulle questioni che più gli stavano a cuore- Napoli e il Mezzogiorno – esprimendo spesso voto contrario a quello del gruppo parlamentare di appartenenza. Era fatale quindi che non potesse restare a lungo in quel contesto dove,comunque, si segnalò tra i parlamentari più attivi con numerose interrogazioni,interpellanze e persino con una legge, quella del 22.6.1984 che porta il suo nome, legge che equipara, ai fini pensionistici, i ciechi ventesimisti ai ciechi assoluti. Continuò la sua battaglia personale, voce fuori dal coro, impegnato sempre su argomenti riguardanti quella che chiamava “la storia patria”. Abbandonato il partito, pensò di fondare “Il fronte del Sud”, movimento che rappresentava il sogno della sua vita ma che, purtroppo,naufragò miseramente, sia per la mancanza di una cassa di risonanza e di fondi adeguati, sia per l’indifferenza di coloro che lui qualificava “pecore”. Stanco e sfiduciato, nauseato di tutto e di tutti, lasciò la politica attiva ritirandosi ad Acerra, suo paese natìo che tanto amò, dedicandisi a scrivere per se stesso e “per la storia”, come amava ripetere ai più intimi. Poeta ispirato, scrittore versatile, storico acuto, musicista appassionato, in una parola artista Il patrimonio letterario che ha lasciato, costituito da poesie, saggi, ricerche storiche, monografie sono la testimonianza di un attaccamento viscerale alle proprie radici, di un amore appassionato per la sua terra. E’ stato un uomo che ha dato conto di sé, vivendo coerentemente col suo modo di pensare, raccogliendo le continue sfide senza tirarsi indietro, pagando in prima persona senza calare la testa, con coraggio e dignità. Attraverso i numerosi scritti, alcuni inediti conservati nei cassetti o nel computer a futura memoria, ha tentato di risvegliare le coscienze con uno stile spesso aggressivo, sanguigno, ma sempre “innamorato”. Oggi è dedicata a lui una strada ed il centro culturale “Acerra nostra” ha dedicato la biblioteca del museo presso il Castello dei Conti. Ci ha lasciato presto, l’11 giugno 2001, quando aveva ancora tanto da dire e da dare.
Chest’è…!!! Il Marchese