Quando il direttore ti chiede un articolo e ne esce fuori una lettera d’amore

Sono trascorsi esattamente 20 mesi dal mio trasferimento a Bucarest. Sono stati mesi molto freddi, a volte solitari, particolarmente complicati, ma sorprendentemente rivelatori. Ho capito chi voglio essere e dove voglio stare! Forse non in maniera così rapida! Non è stato veloce come averlo scritto proprio ora qui…ma è una bella sensazione fare una scelta e non pentirsene, anche quando passa la nottata! Lì con me ho i due tasselli più importanti. Colori i quali donano battito al mio cuore e ne scandiscono ritmo e vibrazione, ma le cose che mi mancano della vita qui non riesco a contarle sul palmo di una mano. Mi manca riuscire a raggiungere il lungo mare più bello del mondo in 15 minuti. Mi manca la crema chantilly di Mangone. Mi mancano le mie amiche di sempre, oggi giornata no…aperitivo per le 19:00. OVVIAMENTE la mia mamma, non vorrei vederla ogni giorno da uno schermo, ma col senno di poi mi reputo molto fortunata a poterne fare uso. Mi manca entrare al bar del prof e lasciare un caffè per Franco. La mia cagnolina Madison ed il farmacista di fiducia. Zia Ombretta che mi fa, volentieri, da babysitter h48 e la Santa messa celebrata dal mio amico Alfonso alle 8.00 del mattino, la domenica al Castello. Troppo? Il direttore mi ha concessa all’incirca 3000 caratteri, quindi mi resta molto poco per dirvi cosa DAVVERO graffia l’umore ed ingrigisce il mio spirito. Mi manca profondamente e romanticamente poter dire “a chi sò ffiglia”. Chiariamo bene la cosa: chiunque abbia incrociato il mio sguardo sa perfettamente come si chiami mio padre o cosa sia una certa Casa Teatro, ma non è lo stesso. Vorrei poter dire alla mia nuova amica Anca che I GERMANI PULCRANO IL PROSSIMO NATALE TORNERANNO IN SCENA, ma come spiegarle in venti minuti la storia teatrale che scrive dal ’29 la mia famiglia. Vorrei poterle dire che PER IL PROSSIMO SPETTACOLO SI TRASFERIRANNO PRESSO IL MULTI SALA MAGIC VISION DI CASALNUOVO, ma come sviscerare il legame che mio nonno, mio padre, mio zio hanno avuto, nonostante tutto, con lo storico Teatro Italia, che li tenne tutti a battesimo tra gli anni 40 e 60. Quando si parla di radici si pensa alle tradizioni tramandate, alle infanzie condivise e per me si aggiunge anche un pizzico di poesia. Sarà che il nonno era Laureato Poeta del Parnaso o perché dire ad un Acerrano che I PULCRANO A NATALE TORNERANNO IN SCENA, nu poco ‘e puesia sò cchiamme. Il copione è stato già scelto. La compagnia sarà convocata per settembre ed a me non resterà altro che trovare due biglietti aerei, per non far perdere al mio bambino la fase più bella, quella delle prove! Il personaggio prende forma durante la stesura, ma vita durante le prove…ad ogni spettacolo si presta solo al gioco e si inchina a proscenio, come a voler dire grazie, grazie per aver goduto insieme a me della breve vita di questo personaggio. Se chiudo gli occhi in questo preciso istante sono sulla galleria vuota di un teatro, nascosta alla terza fila ascoltando la voce di zio Gianni che prova la canzone finale. Se li stringo più forte ho 9 anni e sono nel microscopico, storico camerino di mio padre che si pettina i baffi e si ingrigisce le basette. Sono queste le sfumature che mi mancano tanto, quelle grigie tra i capelli di mio padre, che forse oggi sono meno teatrali…ma restano nel mio cuore ed in quello di ciascun Acerrano che abbia mai applaudito un Pulcrano a teatro. Ci vediamo a Natale! 3498 caratteri…Scusi Direttò, ma potevo fare di peggio!

di Ottavia Pulcrano

Autore dell'articolo: Redazione Multimediale

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