Era il 2 Ottobre del 1943, un sabato pomeriggio di settantacinque anni fa, la violenza efferata dei tedeschi in ritirata mieteva morti ovunque in Italia e qui in Campania.
Ad Acerra ci fu una delle stragi più orrende ma ci fu anche il moto di resistenza più eroico ed arduo della Campania insieme alle quattro giornate di Napoli. Da Acerra si alzavano colonne di fumo nero perché i tedeschi bruciavano qualunque casa o nascondiglio potesse risultare utile per gli alleati, uccidevano chiunque incontravano sul proprio cammino. La città era già stremata ed in ginocchio, per gli anni della guerra, ma da quell’8 settembre era ancora più stravolta, nei giorni precedenti, infatti, i tedeschi avevano commesso terribili ed atroci delitti e rappresaglie nei confronti della popolazione.
Basti pensare che ad Acerra i Carabinieri smettono di stendere rapporti: il loro archivio presenta un vuoto dal 12 Settembre al 17 Ottobre. Scelsero, per convenienza, di non lasciare traccia di fatti, senza però fare i conti con la memoria storica di un paese. Un gruppo di partigiani stava organizzandosi, nonostante il coprifuoco e l’atrocità dei tedeschi per resistere e sopravvivere, a questi nelle ultime ore si era aggiunta quasi tutta la popolazione. La violenza dei tedeschi era troppa e troppo atroce per non rispondere sul campo.
Ad Acerra quel 2 Ottobre si stanno trascorrendo le ore più tragiche e dolorose. I Tedeschi in fuga, dalla mattina, hanno preso ad ammazzare sistematicamente chiunque incontrano o riescono a scovare. Nell’ultima retroguardia: sono in tutto una cinquantina di militi con tre (forse quattro) carri Tigre e delle autoblindo, hanno rastrellato un centinaio di persone tra cui il parroco don Tommaso Canfora del “Purgatorio” per il quale scese in strada anche il Vescovo ma non c’era modo di fermare i nazisti, tra gli omicidi si registrano scene orrende: un vecchio prima amputato a colpi di bombe a mano e poi bruciato vivo; un contadino ucciso insieme ai due figli che cercava invano di proteggere con il suo corpo; un bambino squarciato con la baionetta tra le gambe della madre; un fascista ucciso e sputato addosso proprio perché fascista; un uomo sparato alle spalle e poi sventrato a colpi di pugnale… Alla fine si contarono 75 morti e moltissimi feriti, di questi morti innocenti 15 erano donne e 60 uomini: 7 avevano da 1 a 9 anni, 18 da 13 a 20 anni, 5 da 22 a 29 anni, 20 da 31 a 50 anni, 8 da 52 a 60 anni, 17 da 61 a 72 anni.
Dinanzi a queste atrocità la città indignata e sconcertata, con un istinto di sopravvivenza ed un sentimento antifascista e nazista si riverso nelle strade ed organizzò il suo moto di resistenza. L’attuale Corso della Resistenza (che prende il nome proprio da quegli episodi) fu teatro nel pomeriggio di scontri violenti, gli Acerrani bloccarono la strada con carri agricoli ed iniziarono il conflitto a fuoco con i tedeschi. Le armi provenivano dall’assalto nei giorni precedenti ad un vagone ferroviario e dalla caserma dei carabinieri dove con disperazione i cittadini andarono a prendersi armi e munizioni.
Combatterono e tennero testa per alcune ore ai carri armati Ferdinando Goglia, Nicola Finaldi, Tonino Mocerino, Nicola D’Addio detto Gnaù, Francesco Giuliano, Tommaso Andreozzi, Angelo Castaldo, Olindo Tortora, Guido Nuzzo, Cuono Nuzzo, Gennaro Esposito, Enrico e suo figlio Enzo Pirolo, Giovanni Vasaturo, Giuseppe Loffredo, Ignazio Caruso, Pasquale Marciano, Amedeo Tufano, Vincenzo Mazzullo, Gaetano Panico, Pasquale Attanasío...
Fu un Sabato di sangue ma fu anche il riscatto di un popolo che troppo aveva subito angherie ed ingiustizie. Ingiustizie continuate per anni dove Acerra, che insieme a Napoli, fu l’unica resistenza in Campania, non veniva citata né ricordata.
Solo nel 1998 si è rivendicato il ruolo di Acerra all’interno della mitologia nazionale e si è chiesta la medaglia d’oro della resistenza. Nel 1999, finalmente, Acerra ottiene la medaglia d’oro al Valor Civile. Studi ed approfondimenti negli anni hanno dimostrato e portato alla luce elementi a favore di un ruolo attivo da parte della popolazione acerrana quale vero e proprio moto di resistenza.
Il ricordo, oggi, è importante non solo per dare giustizia a quelle morti innocenti e la giusta gloria a chi ha saputo resistere. Il ricordo, la memoria sono importanti e non si perdono, a meno che qualcuno non voglia che noi la perdiamo. “Si vuole far perdere la memoria ad un popolo perché non riconosca i rischi i pericoli, i danni e le ingiustizie che tutt’oggi esistono, un popolo privato di memoria viene condotto o spinto ovunque e questo oggi è il massimo pericolo del nostro tempo” queste le parole di una partigiana.
La Resistenza è una scelta di vita, si resta partigiani non si va in pensione. Per questo chi oggi ad Acerra pensa di poter fare il bello ed il cattivo tempo ha fatto male i conti, per questo Acerra si è sempre battuta contro le ingiustizie, i vari scempi che negli anni si volevano costruire o si sono costruiti sul territorio, per questo Acerra si batterà sempre per ciò che ritiene giusto. Si è vero qualche battaglia si è persa ma nella vita è il come si affrontano le battaglie a fare la differenza, forse negli ultimi anni sembriamo un popolo dimesso, sconfitto ma lo spirito della resistenza è sempre vivo sempre di noi, una scintilla riaccenderà quel fuoco che non si è mai sopito.
Il Valor Civile è qualcosa che non si può cancellare.
Rocco Grimaldi