A quasi una settimana dalla fine del circo elettorale l’immagine che più rappresenta l’esito è la miriade di serrande chiuse e le luci spegnte nelle sedi occasionali. Basterebbe questo come valutazione di un esito scontato in cui la politica è stata quasi completamente assente, se non fallimentare; infatti, nelle due maggiori compagini che si sono contrapposte a prevalere è stato un voto personale scevro di idee o di un programma chiaro, senza una storia o battaglie da raccontare: un mero e sterile calcolo matematico.
Se ad Acerra esistesse ancora una Politica adesso starebbe ragionando sulla sua scomparsa, da cosa sono composti quei numeri, dai meccanismi culturali e sociali, da intereressi leciti (e non) che si sono profusi e diffusi, di quell’ombra che citando parole pasoliniane si riassume nell’espressione “so, ma non ho le prove”, anche se questo vorrebbe dire fornire un alibi allo sfacelo che soprattutto si è consumato negli ultimi mesi. Se c’è stata davvero una deriva, a meno che non si voglia pensare ad un animo fallace della città, bisognerebbe interrogarsi da cosa è stata favorita la stessa; invece i comunicati e le dichiarazioni delle ultime ore sono state sterili rivendicazioni di vittorie inesistenti, di ringraziamenti e propositi di ricostruzioni senza sapere da dove iniziare. Ma forse sarebbe come chiedere a Putin la ricetta per la pace globale!
Volendo comunque tentare un’analisi “politica” di una tornata in cui la stessa, ribadisco, è stata assente, si può affermare che c’è stata la vittoria di una certa continuità di sistema. Nonostante i tre seggi persi, la maggioranza di Lettieri Tito D’Errico annovera i soliti nomi conosciuti della politica acerrana con pochi nuovi innesti; sarà interessante tra questi valutare le mosse di Zito e Stompanato che fino a poche settimane fa si posizionavano all’opposizione (?) di questa compagine. Proprio Zito è l’unico esponente eletto in maggioranza di un partito di espressione nazionale (Azione), benché di diversa storia politica, mentre nessun seggio è scattato per l’altro, i Verdi che dopo aver ballato con il tavolo di Madre Terra al grido di “alternativi e popolari” si sono ritrovati di “continuità e tradizionisti”. Playmaker della coalizione non poteva non essere il sindaco uscente Raffaele Lettieri che non solo registra il record di consensi personali nella storia delle elezioni cittadine, ma supera di oltre mille voti la lista più votata della coalizione di Piatto (2508 vs 1418 di Democratici X Acerra).
Sul fronte dell’opposizione c’è stato un incremento numerico dei consiglieri, ufficialmente nove, con alcune sorprese. La più eclatante è certamente l’uscita dopo decenni del PD che passa dai 1766 voti del 2017 ai 674 di quest’anno, una debacle che si è concretizzata soprattutto nelle ultime settimane dove non sono riusciti a trasformare il forte impegno dei vertici per la designazione di Piatto come candidato sindaco a consenso elettorale, anzi forse è uno dei motivi che hanno portato a defezioni e malcontenti interni. Anche l’altro partito nazionale della coalizione, il M5S, ha perso consensi passando dai 1361 del 2017 ai 1140 di quest’anno nonostante l’ottimo lavoro svolto in questi anni in consiglio comunale; alla fine ha più o meno confermato l’esito di cinque anni fa con la rielezione di Auriemma passando però l’ultimo mese a difendersi da attacchi e rivendicazioni, che se ovvi nella prima settimana dopo un po’ hanno portando la comunicazione a un perenne “excusatio non petita, accusatio manifesta”, conducendo alla fatidica domanda “ne è valsa la pena?”. Il vero capolavoro di Piatto, benché l’ultima settimana è stata gestita comunicativamente in modo magistrale, è stato più politico che elettorale riuscendo ad aggregare ed incanalare due forze arroccante su veti e personalismi, fatto che però ha anche decretato la sua sconfitta non essendoci un terzo campo realmente competitivo capace di drenare quei voti da portare la tornata al secondo turno.
Exploit invece per Fratelli D’Italia, nonostante tanti membri eccellenti celati nella virgola tra il centro e la sinistra, che per una manciata di voti non riesce ad entrare in Consiglio Comunale ma che registra il secondo miglior risultato in città della sua storia (951 vs 981 delle regionali 2015) nonostante un percorso nato all’ultimo secondo. Anche qui rimane il rammarico interno di un’ennesima occasione persa da parte del centrodestra acerrano per una mancata programmazione e coesione, un elemento che in questa analisi si è ritrovato molte volte.
Resta adesso la domanda per la politica acerrana: questa tornata è stata una lezione o l’ennesimo chiodo sulla sua bara? Solo i prossimi mesi ci daranno una risposta.