All’alba un operaio dei CUB di Acerra, Giovanni D’Errico, è salito sulla gru del cantiere della linea 1 del Centro Direzionale in segno di protesta e per accendere i riflettori su quello che è un dramma umano che si sta consumando, a causa dell’inefficienza di certa politica, sulla pelle dei lavoratori di quella che un tempo era uno delle eccellenze della Campania.
Dalla propria pagina face book l’operaio dichiara “Stiamo dal lontano 2013 con stipendi arretrati e contributi mai versati da un ente pubblico, è una vergogna che dei questi farabutti politicanti ormai fanno vivere famiglie in uno stato di povertà più assoluta al disotto del precariato, ci costringono a restare in catene invisibile che sono le più devastanti sulla mente umana, noi chiediamo tutto e subito senza nessuna arma di riscatto sui lavoratori. La regione Campania e con tutti i politicanti si sono asserragliati dentro al palazzo e facendo finta di nulla ma io dico e confermo non andiamo via finche non danno risposte vere e precise ai lavoratori del CUB tutti.”
Sempre lo stesso D’Errico avevo dichiarato in mattinata a un giornalista de Il Mattino “il Comune di Acerra e Ragione Campania fanno lo scaricabarile con il risultato che la nostra situazione non cambierà. Il comune intanto se ne lava le mani facendo una delibera di richiesta alla Regione ma non vuole fare niente di concreto per avviare progetti e iniziative in grado di dare un segnale positivo sul fronte della lotta territoriale alla povertà e alla disoccupazione. Dal canto suo poi la Regione sta a guardare e non avvia piani credibili finalizzati al riutilizzo di coloro che hanno perso il lavoro proprio stando alle sue dipendenze”.
Infatti, nella giornata di oggi il consiglio comunale di Acerra si riunirà per votare una delibera che avrà il semplice scopo di chiedere alla Regione Campania di alzare la percentuale di lavoratori acerrani da assorbire nei bacini regionali “ATO”. Questo allo scopo di far reclutare il maggior numero possibile di senza lavoro provenienti dal consorzio “CUB”, ormai in liquidazione.
Michele Paolella