La domenica del Marchese: DON PEPPE LIGUORI, l’uomo che ha praticato la fede

È stato cittadino attivo, amorevole curatore di anime, testimone di fede e carità, zelante umile lavoratore della vigna di Gesù della Parrocchia di San Giuseppe, amorevole guida del pellegrinaggio Acerra-Pompei, già presidente del comitato festa patronale dei Ss Cuono e Figlio e della società Cattolica Agricola del Ss. Cuore di Gesù, consigliere comunale, amministratore stimato e integerrimo segretario politico della Democrazia Cristiana, dirigente dell’Alfa Romeo Avio, Cavaliere dell’ordine Cristiano di “Sant’Andrea di Jaffa”. Giuseppe sin dalla nascita fu educato dall’amorevole mamma Ceglia Antonia e il papà Alfonso Maria Liguori ai principi e valori cristiani, nel 1942 entrò insieme a Francesco Tagliamonte, già senatore della Repubblica e sindaco di Napoli, a far parte del gruppo giovanile “Pier Giorgio Frassati” della parrocchia S.S. Maria del suffragio, parroco Don Tommaso Carfora. Con il Tagliamonte e altri volontari si costituì ad Acerra tra i primi in Italia, il movimento di “Azione cattolica”. Giuseppe fu testimone oculare alla fine della seconda guerra mondiale , quando a piazza Sott.te Vincenzo Bianco (ex largo San Pietro) i tedeschi radunarono gli Acerrani da deportare  unitamente a don Tommaso Carfora, perché sotto minaccia delle armi,  si era rifiutato all’ordine dei soldati  di suonare le campane della chiesa del Suffragio allo scopo di radunare il popolo. Prontamente  S.E. Nicola Capasso, Vescovo di Acerra, edotto della grave notizia e  recatosi sul posto chiese  a gran voce di liberare il suo parroco e i concittadini  proponendo la sostituzione con la Sua persona.
Il Vescovo, rifiutando anche una comoda sedia fornitagli dai fedeli, accorsi numerosi sul posto, si sedette per terra in mezzo ai prigionieri Suoi concittadini, sino all’arrivo dei mezzi, e si allontanò solo dopo che i tedeschi andarono via con il pietoso carico umano nel pianto generale e nella gran commozione, portando via anche don Tommaso Carfora. A nulla servirono le preghiere del vescovo. (Motivo per il quale successivamente il ministro Scelba tentò di onorarLo con la medaglia al valor civile, ma il PRELATO con queste parole rinunciò: “Egr. Ministro Scelba vengo a conoscenza che l’On. Stefano Riccio e l’On. Giulio Andreotti, hanno inoltrato a codesto Ministero la proposta per una decorazione civile alla mia persona, per la modesta opera svolta in questa città, durante e dopo l’occupazione tedesca. La prego vivamente di accogliere l’espressione della mia ferma volontà che non si dia corso a tale pratica, dovendo i sacerdoti, più degli altri, dare esempio di fedele adempimento dei propri doveri, con spirito di sacrificio e di disinteresse, col solo scopo di servire a Dio e alle anime. Sono sicuro che Ella vorrà far rispettare questa mia decisa volontà, senza bisogno di doverci tornare sopra”. Don Tommaso Carfora caricato sui mezzi militari tedeschi con i suoi concittadini all’altezza di Cassino si ritrovò libero per il ribaltamento del mezzo e per l’attacco americano alla colonna nemica. Per tale miracolosa azione, devoto di Maria Ss del Rosario di Pompei ogni anno fin quando ne ebbe la forza guidò insieme ai contadini della Società Cattolica agricola del sacro Cuore di Gesù il pellegrinaggio a piedi al santuario Mariano di Pompei. Giuseppe sin da giovane partecipò al pellegrinaggio e con orgoglio e fede collaborò con la società cattolica guidata dal figlio di un nobile spagnolo rimasto orfano e adottato dai conti Spinelli ed educato nel seminario di Acerra, Dott. Francesco D’Amore, conoscitore e studioso delle sacre scritture e del vangelo, della vita dei santi e della storia Cristiana della sua amata città Acerra. Partecipò alla vita sociale e politica della città. Iscritto e tesserato nel movimento Cristiano cattolico della D.C. nel 1960 entrò repentinamente nelle grazie del Dirigente dell’epoca , alla storia il già primo direttore delle Poste Italiane di acerra Dott. Silvio Buonincontro nonché segretario della Democrazia cristiana della città e membro della dirigenza nazionale del partito. Orbene il Dott. Buonincontro apprezzò subito le doti di onestà e valori umani e cristiani di Giuseppe tanto che prima di volare al cielo lasciò in un testamento orale ai suoi figli e ai suoi collaboratori invitandoli a nominare Giuseppe Liguori dirigente locale della DC, carica che detenne per 15 anni lasciando onorevoli ricordi ancora presenti nella memoria del popolo.
Nel 1960 fu nominato presidente del comitato festa patronale in onore dei Ss Cuono e Figlio, mettendo a disposizione tutta la sua esperienza gratuita e sottesa ad immense gratificazioni pubbliche per l’ottima organizzazione civile e religiosa, ancora nei ricordi del popolo. La presidenza perdurò per molti anni fino al 1985 quando sotto attacco delle organizzazioni malavitose locali e con il celere intervento del vescovo anticamorra Riboldi, denegando ogni sottomissione e respingendo con forza ogni infiltrazione o richiesta la festa patronale per ordine del prelato fu sospesa nella parte civile, così dichiarò all’epoca il Vescovo Riboldi ”… la forza della camorra non può essere un potere da rispettare ma soltanto una prepotenza da respingere. E se i camorristi volevano impadronirsi di una festa di popolo parallela alle celebrazioni religiose, la chiesa non poteva far altro che vietare i festeggiamenti….”. Nel 1978, quando Papa Paolo VI nominò Antonio Riboldi vescovo di Acerra, organizzò un viaggio in Sicilia nella cattedrale di Palermo ove partecipò all’ordinazione Episcopale celebrata dall’arcivescovo di Palermo cardinal Salvatore Pappalardo; da quel momento storico per la città divenne fidato amico del compianto Don Antonio che lo incaricò di collaborare alla costruzione della chiesa di san Giuseppe nelle Madonnelle dopo aver nominato parroco Don Vincenzo Marletta, costruzione che con l’ardore di fratelli portarono a termine dopo anni di sacrifici e dedizione e che  amministrò fino alla morte.
Fu tra i primi a conseguire il mandato di operatore pastorale alla scuola istituita da Mons. Riboldi, che mise in atto nella preparazione alla comunione e alla cresima di migliaia di parrocchiani che ancora ne preservano un dolcissimo ricordo, uno tra i quali eccellenza nell’eccellenza Don Stefano Maisto. Guidò lo storico ultracentenario pellegrinaggio a piedi  degli agricoltori e fedeli acerrani al santuario di Pompei per oltre 60 anni, elevando e immortalando la manifestazione quale momento di testimonianza di fede e difesa del creato con la riproposizione della benedizione della terra di Acerra e dei suoi frutti, manifestazione ripresa dai media e dalle testate giornalistiche nazionali; proprio nell’anno della sua dipartita il vescovo di Pompei lo onorò con una pergamena di riconoscenza per la sua testimonianza di amore alla vergine del Rosario di Pompei. Per oltre 20 anni ha guidato il gruppo di pellegrini a Lourdes dell’UNITALSI dei frati Domenicani di Madonna dell’arco.
Il giorno della sua morte nonostante occorsa in pieno agosto una fiumana di cittadini, pellegrini e conoscitori delle sue opere e della sua dedizione, invase piazza Duomo e la chiesa stracolma fu meta di onorificenze e manifestazione di cordoglio, molti tra i presbiteri parteciparono al rito funebre, giace e riposa nel cimitero cittadino in attesa del completamento della cappella che lo accoglierà definitivamente insieme al suo amatissimo amico Don Vincenzo Marletta. Muore l’ 11 agosto del 2016.

di Vincenzo Maria Pulcrano

Autore dell'articolo: Vincenzo M. Pulcrano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *